domenica 27 dicembre 2009

Invito da "Monteverde antirazzista"

Carissimi, siete invitati anche voi. Abbiamo prenotato la sala della Casa del Parco della Valle dei Casali, in Via del Casaletto, 400 per un incontro che andrà avanti dalle 17 alle 21- 22 con proiezione di video vari. La sala è destinata ad attività di educazione ambientale, per cui vogliamo presentare l'appello per salvare l’Agro Romano dalla sua definitiva distruzione che avverrà se si realizzeranno le previsioni urbanistiche del nuovo piano regolatore. Per restare in tema ambiente, proprio in questi giorni il Municipio 16 sta discutendo la cementificazione dell'area del Pescaccio (Bravetta), con la costruzione di nuovi edifici per oltre un milione di mc. Proietteremo video e foto in tema e poi altri video su temi proposti dai comitati e dai partecipanti. Ci sarà anche un video sul blitz dell'8 Marzo, dei video contro il razzismo ecc. Ci sembra una bella opportunità per scambiarci gli auguri e brindare al nuovo anno in un ambiente ampio (con parcheggio): tutti sono pregati di contribuire con cibi e bevande al buffet comunitario.
Centro Studi sul Paesaggio, l'Unidiversità Bravetta, Ambiente Roma 16, Monteverde Antirazzista

martedì 15 dicembre 2009

Riforma secondo ciclo: stop dal Consiglio di Stato


Il Consiglio di Stato chiede chiarimenti al Ministero sui tre schemi di Regolamento. Si allungano i tempi e l'avvio della riforma si allontana di nuovo.
I tempi per l’approvazione definitiva dei Regolamenti sulla scuola del II ciclo (licei, istruzione tecnica e istruzione professionale) si allungano e il rinvio della riforma di un anno è ormai molto di più che una semplice ipotesi. 
Sui tre provvedimenti, infatti, mancano ancora i pareri delle Commissioni parlamentari che invece avrebbero dovuto concludere i propri lavori entro la fine di novembre. 
Ma, soprattutto, c’è lo stop del Consiglio di Stato che in data 9 dicembre ha pubblicato i pareri sui singoli schemi di regolamento con una conclusione identica:  “Sui punti segnalati occorre che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti. All’esito, la Sezione si riserva la facoltà di disporre l’audizione del Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero, nonché del dirigente generale competente all’istruttoria del regolamento”. 
Per intanto il Consiglio “sospende l’emanazione del parere in attesa degli adempimenti di cui in motivazione”. 
Quali sono dunque i punti sui quali il Ministero deve fornire chiarimenti ? 
Intanto uno è di carattere generale e riguarda le modalità di applicazione dei regolamenti. 
Nella versione attuale è previsto che vengano demandati alla decretazione ministeriale le indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento, l’articolazione delle cattedre o la definizione degli indicatori per la valutazione. Il CdS fa tuttavia rilevare che un provvedimento del genere dovrebbe essere un atto avente forza di legge (ovviamente i tempi per l’adozione di un ulteriore regolamento sono ben diversi da quelli necessari per l’emanazione di un semplice decreto ministeriale). 
Ci sono poi altre questioni, come per esempio quella relativa alla quota del curricolo lasciata alla decisione delle singole scuole in modo da consentire una maggiore corrispondenza alle esigenze culturali e produttive del territorio. 
Il CdS chiede al Ministero di chiarire se le disposizioni contenute nei regolamenti siano state raccordate con le norme contenute nel Regolamento sull’autonomia. 
E, proprio in materia di autonomia, arrivano dal Cds le “bacchettate” più pesanti: i regolamenti prevedono che le istituzioni scolastiche costituiscano dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa, nonché un comitato scientifico formato da docenti e da esperti esterni. 
Il CdS esprime forti perplessità sulla creazione di tali organi che, invece, dovrebbe essere lasciata - sottolinea sempre il Consiglio - alla libera determinazione delle autonomie scolastiche. 
Senza contare che i comitati tecnico-scientifici dovrebbero funzionare a costo zero non essendo previsto nessun gettone di presenza neppure per gli esperti esterni. 
Non mancano, infine, le perplessità sulle modalità di passaggio al nuovo ordinamento, soprattutto per quanto concerne i licei e gli istituti tecnici. 
“E' opportuno - sottolinea infatti il CdS - che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”.
di Reginaldo Palermo da www.latecnicadellascuola.it
13/12/2009

venerdì 11 dicembre 2009

Il Morgagni incontra l’Africa

martedì 15 dicembre 2009

Liceo Morgagni

Via Fonteiana 125 – 00152 Roma

PROGRAMMA

Ore 18.30 – Presentazione del progetto “Insieme per crescere – Tukue Pamoja” agli studenti del Morgagni

Saranno presenti per la prima volta in Italia 11 studenti kenioti e gli studenti italiani partecipanti al progetto “Insieme per crescere – Tukue Pamoja”, scambio interculturale con il Kenya

Ore 20.30: Proiezione del video – progetto

Ore 21,15 – concerto di ritmi e percussioni africane

  • Gruppo percussioni Morgagni di Pape Seck
  • Canti e ritmi degli studenti Kenyoti
  • Wamde – ritmi e melodie dell’Africa occidentale
  • Perc di Badara Seck, griot dal Senegal

martedì 8 dicembre 2009

Nuovo appuntamento

Il prossimo appuntamento per discutere di iniziative sulla scuola pubblica è
Giovedì 10 dicembre
presso la sala Intermundia
Via Nino Bixio 83-85
alle ore 17
Partecipiamo!

sabato 5 dicembre 2009

Nessun dubbio: i soldi per i libri di testo non ci sono

La notizia del 4 dicembre taglia la testa al toro: non ci sono dubbi i 103 milioni  destinati alla gratuità dei libri di testo la cui spesa doveva essere finanziata con lo stanziamento del capitolo 7243 del bilancio del Ministero dell’Interno non ci sono più!

Lo stato avrebbe dovuto, come tutti gli anni, trasferire questi denari alle Regioni e ai  Comuni i quali a loro volta avrebbero sostenuto la spesa per l’acquisto.

Dopo qualche dubbio sulla reale destinazione di questi denari il Governo ha eliminato qualsiasi dubbio: i soldi non ci sono ma potranno esserci se passa alla Camera un emendamento alla finanziaria per il 2010 che ripristini il 103 milioni prelevandoli dagli introiti che vengono previsti dall’attuazione dello scudo fiscale. La notizia viene data dal “Sole 24 ore” del 4 dicembre che con molti dettagli da la notizia che il Governo sta preparando un emendamento alla Legge Finanziaria che dovrà distribuire le entrate dovute al pagamento di una tassa del 5% di coloro che attraverso lo Scudo Fiscale faranno rientrare i capitali esportati all’estero.

Una notizia che peggiore non potrebbe essere per molti e vari motivi:

1)    I 3,2 miliardi che dovrebbero essere utilizzati da questo emendamento sono al momento del tutto aleatori, si suppone che ci saranno…ma ancora non ci sono.

2)    L’emendamento prevede “soldi per Tutti” finanziamenti alle banche e ai fondi internazionali (130 milioni), il finanziamento del 5 per mille alle Onlus, autotrasporto locale (400 e 400 milioni).

La fetta più consistente per un capitolo per le spese sociali che comprendono i soldi per i Comuni d’Abruzzo, ratifiche internazionali, sicurezza delle sedi diplomatiche, comparto marittimo….( Un mliardo e 350 milioni), fondo per la Solidarietà in agricoltura (250 milioni), Università (350 milioni), scuole private per 130 milioni!!! Etc. etc. Si capisce bene che con tali concorrenti sarà difficile far stanziare i 103 milioni per i libri di testo.

3)    I fondi di cui al punto precedente corrispondono alle promesse fatte dal ministro Tremonti ma ci sono quelle, ben più consistenti. fatte da Berlusconi ai giovani Industriali, alle piccole e medie industrie, per gli investimenti tecnologici delle imprese…praticamente ogni incontro, negli ultimi mesi, si è concluso con la promessa di un “pezzo di Scudo Fiscale”.

4)    Nella stessa finanziaria vengono promessi pezzi vari e consistenti, basta ricordare, che non essendoci denari per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego il ministro Brunetta ha fatto inserire il comma che prevede una eventuale apertura contrattuale se dovessero esservi introiti superiori all’importo previsto…sempre dallo scudo fiscale. Le ultime notizie sui quotidiani ci informano che la spesa totale prevista per tutti gli emendamenti che il governo vorrebbe presentare ammonta ad 8,5 miliardi di euro!! Se non ci muoviamo, se non comincia la mobilitazione la vedo proprio triste per i libri di testo. 

5)    E’ evidente il tentativo indurre segmenti di popolazione ad una complicità o addirittura al “tifo” per la riuscita dello scudo, una legge criminale e criminogena per salvare dalla evasione fiscale (e da numerosi altri reati connessi) evasori ed esportatori di tutte le risme.

In questi giorni si è chiarito che non solo sono a rischio i libri di testo gratuiti per 2 milioni e mezzo di alunni delle elementari, ma sono a rischio anche i buoni libro per studenti delle medie e superiori le cui famiglie non superano i 15.000 euro di reddito.  Quindi non c’è tempo da interporre ad una ripresa della mobilitazione del mondo della scuola dall’Infanzia all’Università, dei cittadini per difendere non solo le tasche dei lavoratori ma lo stesso dettato e principio costituzionale.

Infatti non va dimenticato che l’obbligo e la  gratuità sancite dalla Costituzione hanno costituito un fondamento per esemplificare la universalità dei diritti, la loro esigibilità ed il senso della progressività delle tasse ed imposte.

Piero Castello

venerdì 4 dicembre 2009

Verbale dell'assemblea pubblica del 24 novembre 2009 presso Planetarietà.

ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA SCUOLA
(PLANETARIETA’- 24/11/09 )

Introduce Maria Zerbino (genitore scuola Crispi, insegnante liceo Montale): come è nata l’idea di questa iniziativa? L’anno scorso, un gruppo di persone, docenti, personale amministrativo, genitori di alcune scuole del XVI Municipio, ha cominciato a ragionare sulle conseguenze della riforma Gelmini che stava investendo la scuola elementare e sugli effetti che i tagli alla scuola imposti dalla Finanziaria avrebbero prodotto sulla scuola tutta. Si è costituito quindi un Coordinamento misto che ha discusso e lavorato su questi temi e che ha avuto un forte momento di mobilitazione e di visibilità in occasione del “Raduno Pop per la scuola pubblica”, una giornata di musica, spettacolo, informazione e protesta che si è svolta a Villa Pamphili il 24 maggio scorso ed ha visto la partecipazione di un gran numero di persone. Da questo gruppo è nata l’idea di allargare il confronto anche ad altre scuole che non avevano partecipato direttamente agli incontri dello scorso anno. La proposta è quella di costruire un “Osservatorio sulla scuola” per monitorare cosa sta succedendo nelle scuole del Municipio. L’intento è quello di creare un gruppo che lavora sui temi della scuola e su iniziative comuni che riguardino non solo una critica alla riforma Gelmini, ma che rifletta anche su un’idea di scuola come noi la vorremmo. Abbiamo creato anche un blog (www.sediciscuola.blogspot.com) su cui si possono leggere le informazioni che via via raccogliamo e su cui potete intervenire tutti con le vostre riflessioni e i vostri contributi.

Monica Smoliko (insegnante scuola Crispi): dopo l’approvazione della legge c’è stato uno sgonfiamento del movimento che era stato corposo e molto attivo in una prima fase. Nella scuola elementare Crispi, anche grazie alla Dirigente che ha utilizzato alcune risorse che non erano dedicate a questo fine, la situazione non è drammatica: per esempio la compresenza è stata salvata. La compresenza è una risorsa perché è il luogo del recupero, del sostegno ai più deboli, serve per le uscite. Le ore delle compresenze invece sono state utilizzate dalla maggior parte dei Dirigenti per le supplenze. Abbiamo assistito al taglio dei collaboratori scolastici, il personale ATA è diminuito: la conseguenza è stato il rallentamento di tutte le attività e l’insorgere di un problema di sicurezza. E’ saltata la continuità didattica, e non perché, come dice la Gelmini, i docenti hanno la smania di chiedere trasferimenti da un Istituto ad un altro.

Simona Luciani (genitore scuola Crispi, insegnante liceo Kennedy): la riforma alle superiori va a regime l’anno prossimo, ma già abbiamo assistito ad alcune disfunzioni dovute ai tagli del personale, all’aumento del numero degli studenti per classe e all’aumento delle ore frontali (che devono essere da quest’anno 18 per tutte le discipline): ciò ha fatto saltare sia la copertura delle classi in caso di assenza giornaliera di un docente (il problema delle supplenze fino all’anno scorso era in gran parte risolto dai docenti che avevano cattedre inferiori alle 18 ore), sia lo spezzettamento delle ore, per cui un docente si trova ad insegnare materie collegate come storia e filosofia o matematica e fisica, o italiano e latino in classi diverse, a scapito della coerenza didattica . Molti insegnanti hanno perso le loro classi, pur restando nello stesso istituto, solo per “coprire” le 18 ore. A discapito di qualsiasi progetto didattico quello che conta è fare più ore frontali.
La Fondazione Agnelli ha compiuto uno studio che evidenzierebbe che la discontinuità didattica è dovuto alle richieste di trasferimento da parte dei professori. Non si tiene conto delle richieste “coatte”a causa della perdita di cattedre né del fatto che spesso i docenti rimangono nella stessa scuola ma perdono ugualmente le loro classi.

Monica: noi riteniamo che le riforme dovrebbero essere guidate da idee pedagogiche, non dalla logica del risparmio. Tra l’altro nella nostra scuola il contributo “volontario” (che non si può chiamare tale perché va a coprire spese essenziali per la scuola), è passato da 60 a 80 euro.

Roberto Renna (Genitore Crispi e insegnante al Cine TV): la nostra scuola è stata dotata, a causa dell’influenza suina, di 1500 euro per il sapone, ma per contro a me è stata assegnata un’ora di insegnamento in una quinta che non ho mai conosciuto prima, perché mi mancava un’ora per arrivare alle fatidiche 18 ore. Bisognerebbe non accettare più assurdità del genere, altrimenti si diventa complici di questi meccanismi.

Gaia (studentessa del Manara): faccio parte anche dell’assemblea cittadina degli studenti medi, che sta cercando di stabilire una piattaforma politica comune da portare avanti. Non ritengo che l’occupazione sia un metodo efficace per ottenere qualcosa. E’ necessario fare informazione e produrre anche qualcosa di costruttivo. Anche tra i nostri docenti c’è che molto sconforto, ma non riusciamo ad avere una collaborazione fattiva con loro.

Antonella insegnante dell’ Iqbal Masik: siamo in ritardo, siamo testimoni di uno smantellamento gravissimo della scuola pubblica. Dobbiamo fare un salto operativo: avremmo dovuto definire prima cosa si poteva ancora fare sul tema delle compresenze, sapendo che la legge non parlava apertamente di abolire la compresenza; l’art. 28 del Contratto Nazionale prevede che le compresenze debbano qualificare gli interventi educativi, sono quindi garantite istituzionalmente. Questo contratto c’è ancora. Ci siamo coordinati poco e male. Molte scuole vantano crediti tra i 280 e 300 mila euro. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e muoverci con i rappresentanti delle nostre scuole. Stiamo facendo karakiri da soli perché per le supplenze esterne sono stati elargiti tutti i soldi che sono arrivati, mentre non sono arrivati quelli per le supplenze interne, che è un altro capitolo di spesa. Ci sono emanazioni ministeriali che dicono di chiamare supplenti anche sotto i 15 giorni: utilizziamolo. Il vero problema è che abbiamo perso potere contrattuale nei collegi, abbiamo rimesso tutto nelle mani dei dirigenti.
La CGIL ha aperto il tavolo delle per avere qualcosa per il funzionamento, ma non ha appoggio, non è sostenuta.

Serena (studentessa del Manara, ex rappresentante al Consiglio d’Istituto): scrive su “ZaiNet”. E’ d’accordo sull’opportunità di coordinare le forze del territorio, per esempio ripetendo anche un evento musicale. Non si vede da fuori che ci stiamo muovendo: un’iniziativa come quella musicale potrebbe attrarre anche chi si è assuefatto alla situazione. Sarebe importante contattare i giornali di quartiere.

Paolo Vernaglione (docente Liceo Manara e RSU): non c’è una grande movimento perché ci hanno criminalizzato. La riforma Gelmini nella scuola primaria è stata in parte frenata dalle proteste: i tagli sono stati spalmati su tre anni, la situazione delle compresenze non è così grave, il maestro unico non è diventato una realtà. Le occupazioni nelle scuole sono l’unico mezzo che abbiamo per poterci far sentire. Abbiamo perso il potere di contrattazione decentrata perché i sindacati confederali hanno barattato un lieve aumento con i diritti minimi. Cosa possiamo fare? Dobbiamo boicottare questa scuola: rivendicare la scuola come bene comune. Tutte le mediazioni sono fallite. I Collegi dei docenti saranno eliminati, così come i Consigli d’Istituto. I comitati dei genitori saranno enti privati che competeranno con i consigli d’amministrazione delle scuole per prendere le decisioni che riguardano la scuola.

Viviana (insegnante precaria, ora alla Sauro, Monte Mario): vivo in una realtà addormentata, si sente solo la presenza di un dirigente tuttofare, gli insegnanti sono impauriti, nelle classi prime c’è una girandola di insegnanti, non esistono compresenze, utilizzate per coprire le classi e non sono sufficienti comunque. I genitori non si capisce bene se siano a conoscenza di quello che succede ai loro figli: l’altro giorno c’erano dei bimbi che non avevano l’insegnante e io li ho portati a mensa con la mia classe, e non hanno potuto far altro che a vedere gli altri che mangiavano.

Stefania Mazzoni (insegnante della media De André): la scuola è grande ed è divisa in due plessi, con classi per lo più a tempo pieno: abbiamo perso più di 20 insegnanti, oltre al personale ATA (sia bidelli che in segreteria), abbiamo meno AIC (operatori per gli handicappati). C’è stato un grosso problema per formare la cattedra di Lettere a 18 ore: so che in alcune scuole l’ultimo docente in graduatoria ha avuto un’ora per classe (18 classi!). Per evitare ciò noi abbiamo avuto un orario “ballerino” per 15 giorni. L’attività didattica ha avuto rallentamenti notevoli. Giorno dopo giorno ci siamo accorti di come è cambiata la scuola: bussavano ogni giorno per smembrare le classi o per inserire alunni che non si avvalgono della religione perché abbiamo potuto attivare l’attività alternativa alla religione.
Invece di chiamare i supplenti, il Collegio Docenti ha deliberato di pagare le supplenze con i soldi del Fondo d’Istituto, che dovrebbero essere dedicati ad altre attività, come quelle di potenziamento per esempio. Gli insegnanti di sostegno sono i primi a essere tolti dalle loro classi per coprire quelle scoperte. C’è una connivenza però da parte degli insegnanti, e chi si mette di traverso è anche malvisto.

Valeria Marzano (Genitore di scuola media Gianicolo): i figli non si avvalgono dell IRC (sono in 6 in tutto nella classe) e vengono mandati in una classe dove non hanno il banco e hanno solo 4 sedie. 30 anni fa ho passato tutte le ore di religione con la bidella, speravo che per i miei figli ci sarebbe stata una situazione migliore. Inoltre ora sono molti di più gli alunni che non si avvalgono.

Maria: mio figlio alla Crispi viene portato dall’insegnante a disposizione nella classe dove fa supplenza; al Montale ci sono solo due possibilità, o studio individuale oppure entrata posticipata o uscita anticipata.

Marzia Ventimiglia: molti insegnanti, o addirittura le segreterie delle scuole invitano i genitori a cambiare idea, ad avvalersi dell’ora di religione per non creare problemi.

Piero Castello (maestro in pensione): Non è vero che il Movimento non è riuscito in nulla: grazie al Movimento dell’anno scorso ci sono state più richieste di tempo pieno e abbiamo ottenuto il ritardo della riforma di un anno. Sono stati salvati 180.000 posti di lavoro, non sono state chiuse le scuole nei piccoli paesi. Dal 2010 però sembra che i libri non saranno più gratuiti (sono stati tolti 103 milioni di euro ai comuni per i libri di testo alle elementari). Propone un corteo di protesta fino al Ministero.

Giovanni Vetritto(genitore, presidente del Consiglio di Circolo della Lola di Stefano Forlanini): altro che maestro unico! In una classe ci sono 7 insegnanti: 3 fissi più 4 che vanno in classe un ora al mese. C’è una diffusa ignoranza tra i docenti anche sulle loro competenze. Noi abbiamo bisogno di un movimento nazionale, che sia visibile, e che abbia la forza anche economica di guidare ricorsi al TAR.

Donatella (insegnante Lola Di Stefano): da noi i tagli hanno fatto perdere tre insegnanti, e 66 ore sono rimaste scoperte. Il Collegio aveva approvato il sistema delle supplenze (interne?) già a giugno perché la sensazione era di non potercela fare, ma la circolare sulle supplenze è arrivata dopo. Sono d’accordo con l’idea di cercare un appiglio nazionale, per avere maggiore visibilità ed essere più forti.

Antonio (genitore Malpighi): laddove c’è una dirigente in gamba è più facile resistere. Altrimenti bisogna mettersi a studiare circolari, leggi. Ma il sindacato che fa?
I liceali chiedono aiuto ai docenti.
Restringiamo un po’ i tavoli, non parliamo di casi specifici (solo elementari)

Marzia Bacci (insegnante Crispi): Accenna al problema della scuola dell'infanzia: il tentativo è quello di toglierla dal comparto scuola e metterla nel comparto assistenziale, in questa direzione va anche l'anticipo per i bambini di due anni e mezzo. Per quanto riguarda il movimento propone di incontrarci con cadenze fisse in scuole diverse, in modo da coinvolgere tutte le scuole.

Riccardo (genitore Forlanini): dovremmo creare un pull di avvocati e compiere azioni legali in tutti i casi in cui vediamo che il diritto allo studio viene messo in discussione.

Daniela Pagliai (docente di storia dell’arte al Montale): la riforma prevede l’eliminazione delle sperimentazioni, il dimezzamento del numero di insegnanti di storia dell’arte, complessivamente il risultato è un impoverimento dell’offerta formativa.

Marta Sereni(insegnante del liceo Malpighi): il sedicesimo Municipio tramite Cristina Maltese della Commissione Cultura e Scuola ci ha comunicato che intende aprire un tavolo di incontro con le scuole del quartiere. Io penso che al nostro Movimento sia utile e proficuo avere una sponda istituzionale; dovremmo raccogliere questa proposta.

Marilisa (insegnante di sostegno precaria alla Gianicolo): le classi sono piccole e quando gli alunni vengono divisi non ci sono le sedie per ospitarli, neanche al piano. Nel consigio di classe sono 4 o 5 precari: questo significa che ciò che si costruisce finisce quest’anno. Ringrazio per l’iniziativa e proporrò ai miei colleghi di seguire il blog.

Paola De Meo (Insegnante dell’Ikbal) : ho gestito il sito del Movimento “Non rubateci il futuro”. La scuola Manzoni sull’Appia vuole fare un film con Giustizia e libertà. I precari intendono organizzare un corteo, partire dalle realtà territoriali. Come scuola abbiamo rifiutato il minuto di silenzio e questa cosa ha spaventato metà del Collegio. La dirigente Salacone, in seguito a 3 interrogazioni parlamentari, ha ricevuto una lettera d’accusa, con l’imputazione di avere portato disdoro alla scuola: l’intento era quello di spaventare docenti e dirigenti, ed in parte è andato a buon fine.
Nella nostra scuola ci sono 180 ragazzini rom, di cui molti ben inseriti, ma il lavoro di accoglienza è stato fortemente disturbato dallo sgombero delle loro famiglie.
E’ stato fatto un ricorso che chiede la sospensiva del decreto sugli organici perché manca il Regolamento, ma il Ministero ha fatto una specie di sanatoria . A chi ci appelliamo allora? Rimane solo la Corte Europea. Il ricorso del Tar vinto dall’Anief è valido solo per quelli che hanno partecipato al ricorso.
Su Rete Scuole c’è un Manifesto dei Docenti. Esiste inoltre un Coordinamento di genitori, Consiglieri di circolo e Presidenti di Circolo a Modena, che raggiunge il 50% degli istituti della città. Dovremmo collegarci a loro e creare una struttura analoga.

In conclusione l’assemblea si ritiene soddisfatta di aver ampliato il confronto e di aver raccolto le esperienze di altre scuole. Si propone di valutare la possibilità di svolgere gli incontri futuri a rotazione nelle diverse scuole del Municipio e di lavorare ad iniziative comuni costruttive sia per individuare gli aspetti positivi da salvaguardare nella scuola sia per promuovere azioni di protesta sulle misure che devono ancora essere approvate.
Sul blog www.sediciscuola.blogspot.com si possono trovare le informazioni relative a tali attività o comunicare proposte e riflessioni.

mercoledì 2 dicembre 2009

Novità sul taglio di 103 milioni di euro

Il taglio di 103 milioni di euro riguardava il capitolo 7243 del Ministero degli interni:"contributi per garantire la gratuità totale o parziale dei libri di testo in favore degli alunni che adempiano l'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti, nonché alla fornitura di libri di testo da dare in comodato anche agli studenti della scuola secondaria superiore".

Il governo ne proporrà il ripristino con un proprio emendamento ad oggi ancora non disponibile perché una prima versione di utilizzo dei fondi recuperati con lo scudo fiscale è stata giudicata inammissibile.

Il capitolo in questione, riportato nella documentazione che segue, nasce per finanziare la gratuità dei libri nella scuola secondaria almeno fino al primo biennio e della superiore e poi dopo anche con il comodato. Tale gratuità non è generalizzata ma riguarda alunni con particolari condizioni di reddito vedasi allegato DPCM.

Poiché ai comuni sono stati tagliati per via dell’ICI 600 milioni per quest’anno che diventano 800 l’anno prossimo e poiché la Gelmini ha lanciato l’idea (vedi articolo del 2008) di eliminare al gratuità generalizzata nella primaria. Il taglio di tutto il capitolo 7243 che recava nel titolo la gratuità voleva significare un attacco generalizzato a tutto il sistema. Il governo d’altra parte quando ha assicurato di ripristinare il taglio non ha mai rivendicato che la scuola primaria fosse risparmiata dalle sue misure.

Osvaldo Roman

Gelmini a Il Giornale, 2 ottobre 2008:

Libri gratuiti alle elementari soltanto per chi viene da una famiglia con reddito basso. Chi non ha problemi economici dovrà cominciare a pagare i testi scolastici per i propri figli fin dalla scuola primaria. Per il momento è soltanto un’ipotesi lanciata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, durante il suo intervento agli Stati generali dell’editoria.«Si può discutere la proposta, già emersa al tavolo con gli editori - spiega il ministro -. Oggi lo stato spende 65 milioni per i libri della scuola primaria. Si può distribuire meglio queste risorse, spalmando la cifra oltre la scuola primaria, sugli studenti che ne hanno effettiva necessità, favorendo così la prosecuzione degli studi anche oltre l’età dell’obbligo».
Insomma evidentemente le polemiche sollevate da parte dei sindacati e le critiche che arrivano a pioggia dall’opposizione invece di frenare l’impeto innovativo del ministro le servono da tonico. Dunque dopo il maestro unico ed il ritorno del voto in decimi pure in condotta, la Gelmini mette sul tavolo un’altra piccola rivoluzione e sempre nella scuola primaria, dove i libri di testo sono a carico delle casse pubbliche. L’idea è quella di risparmiare alle elementari lasciando pagare alle famiglie più abbienti il costo dei libri in modo da poter aiutare i più bisognosi almeno fino alla fine dell’obbligo e oltre.
L’ingresso alle medie di un figlio costa salatissimo alle famiglie, intorno ai trecento euro per comprare tutti i testi al primo anno. La possibilità di avere i libri gratis anche alle superiori, dove i costi superano i cinquecento euro a studente, determinerebbe una situazione di maggiore equità perché la scelta di far proseguire gli studi al proprio figlio sarebbe facilitata alle famiglie con minori disponibilità economiche.
Agli editori scolastici poi il ministro ha chiarito il funzionamento delle nuove norme introdotte dal governo sui libri di testo per venire incontro alle esigenze di risparmio delle famiglie. La norma contenuta nel decreto sulla scuola, attualmente in discussione alla Camera, prevede che gli editori si impegnino a mantenere invariato il contenuto dei libri di testo per un quinquennio e che l’adozione dei libri abbia cadenza quinquennale. «La norma non ha valore retroattivo e riguarda soltanto i nuovi libri di testo - spiega il ministro -. Auspico che ciò che si è tolto oggi agli editori possa essere restituito in futuro». E mentre la Gelmini procede con determinazione lungo la strada del rinnovamento sindacati e opposizione cavalcano la protesta contro il governo. Oggi mobilitazione a Roma dove è previsto un volantinaggio sotto il ministero in viale Trastevere e varie iniziative anche all’interno degli istituti. Venerdì è stato proclamato uno sciopero dall’Unicobas al quale si è accodato pure Antonio Di Pietro.

Documentazione:
Circolare F.L. 24 / 1999

Ai Commissari del Governo presso le Regioni
LORO SEDI

Ai Prefetti della Repubblica
LORO SEDI

Ai Provveditori agli Studi
LORO SEDI

OGGETTO:Art. 27 l. 23.12.1998, n, 448 - Fornitura gratuita dei libri di testo agli studenti della scuola dell’obbligo e della scuola secondaria superiore - Applicazione - D.P.C.M. 5.8.1999, n. 320.

L’avvenuta pubblicazione nella G.U. n. 218 del 16 settembre 1999 del D.P.C.M. indicato in oggetto consente di attivare la procedura preordinata all’applicazione delle disposizioni che esso propone e, in primo luogo, quella relativa alla ripartizione, secondo le modalità delineate dall’art. 3, della somma (L. 200 miliardi) messa a disposizione dalla legge n. 448 (art. 27, comma 5) per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo agli studenti della scuola dell’obbligo e secondaria superiore statale e non statale.

Il provvedimento, essendo finanziato per un solo anno, cesserà di produrre effetti dall’anno scolastico successivo a quello in corso; le provvidenze che esso prevede sono aggiuntive (comma 2 dell’art. 27) rispetto a quelle già destinate dalle Regioni alla fornitura, anche in comodato, di libri di testo sulla base di leggi nazionali o regionali.

E’ appena il caso di rammentare che per il settore della scuola elementare, come prevede l’art. 1 comma 5 del decreto, continua a trovare applicazione il principio della gratuità, di cui all’art. 156, 1 comma, del d.lgs. n. 297 del 16 aprile 1994.

L’art. 3 del decreto disciplina, con espresso rinvio alle allegate tabelle A(1) e A (2), la ripartizione tra le Regioni della somma stanziata dal precitato art. 27. Poiché essa non comporta il trasferimento delle relative somme fino al momento in cui le Regioni non trasmetteranno i piani di riparto tra i Comuni, si richiama l’attenzione delle Amministrazioni interessate sull’esigenza di provvedere allo scopo con la massima urgenza e comunque entro il 30 settembre c.a.

Ove le regioni non provvedano entro tale data, le somme assegnate a ciascuna regione secondo le modalità previste al comma 4 della disposizione in argomento sono assegnate ed erogate ai comuni dal Ministero dell’interno sulla base degli indici di degrado e della popolazione residente in età scolare considerate a livello regionale secondo gli ultimi dati disponibili.

Il Ministero dell’interno su richiesta formale delle singole regioni, in applicazione del comma 3 dell’articolo 3 del D.P.C.M. 5 agosto 1999, n.320 provvederà a disporre direttamente l’attribuzione ai comuni delle quote loro assegnate dal piano regionale di riparto.

Le regioni sono tenute, per ogni ente, ad indicare il codice identificativo utilizzato dal Ministero dell’interno ovvero il codice ISTAT, la descrizione e l’importo.

Al fine di evitare possibili disguidi, si invitano le regioni a recapitare la necessaria documentazione per le vie brevi al seguente indirizzo: Ministero dell’interno - Piazza del Viminale - Direzione generale dell’amministrazione civile - Direzione centrale per la finanza locale ed i servizi finanziari - Segreteria - 4° piano stanza 99 bis - dalle ore 8,30 alle 14,00 e dalle 14,30 alle 19,30.

L’art. 1, commi 1 e 2, del provvedimento individua come beneficiarie della fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo le famiglie la cui situazione economica, determinata a norma dell’art. 2, sia equivalente o inferiore a 30 milioni annui di reddito.

La scelta di ancorare i benefici al possesso di un reddito netto al consumo di trenta milioni secondo le statistiche rilevate dall’Istat è dovuta alla circostanza che tale reddito corrisponde a poco più di quaranta milioni di reddito lordo familiare, considerato dalla Commissione povertà presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri come soglia al di sotto della quale, per una famiglia con un figlio, inizia l’area di maggior disagio economico.

Secondo i principi del decreto legislativo 109/1998, per ottenere un reddito netto equivalente "reale" si è ritenuto di dover sottrarre al reddito netto dichiarato gli oneri sostenuti dalla famiglia eccedenti gli oneri medi abituali della famiglia tipo, costituita da due genitori e un figlio.

Come è noto, il Ministero della Pubblica Istruzione, con nota n. 41091/BL del 5 agosto u.s., ha provveduto ad anticipare, tramite i Provveditori agli Studi., alle scuole lo schema di D.P.C.M., invitandole ad effettuare al riguardo una larga azione di informazione tra le famiglie.

Tale circostanza consente ora alle istituzioni scolastiche di acquisire con la massima sollecitudine dai soggetti interessati, come individuati dall’art. 1, comma 3, del decreto, le domande di accesso al beneficio e di trasmetterle, quindi, tempestivamente, ai Comuni, per l’attivazione degli adempimenti di propria competenza.

Allo scopo di rendere il più possibile spedito ed efficace l’intervento previsto dalla legge in favore delle famiglie, si rappresenta ai Comuni la necessità di definire con la massima celerità possibile il procedimento preordinato alla definizione degli adempimenti di propria competenza (valutazione della situazione economica dei richiedenti, individuazione dei beneficiari, determinazione dei criteri per l’assegnazione delle provvidenze, erogazione delle medesime).

Al fine del monitoraggio dei criteri adottati dai comuni nell’attribuzione della quota parte del fondo destinato alla fornitura dei libri di testo, i medesimi enti predisporranno, a chiusura delle operazioni, un’apposita scheda conforme all’allegato A alla presente circolare da inviare al Ministero dell’interno - Direzione generale dell’amministrazione civile - Direzione centrale per la finanza locale ed i servizi finanziari.

Per corrispondere a quesiti pervenuti in ordine all’applicazione delle disposizioni del decreto che interessa si forniscono i seguenti chiarimenti:
1) Il nucleo familiare dello studente è composto dal richiedente il beneficio e da tutti coloro, anche se non legati da vincolo di parentela, che risultano nel suo stato di famiglia anagrafico alla data della presentazione della domanda. Qualora dallo stato di famiglia non risultino conviventi, sono comunque considerati facenti parte del nucleo familiare: in assenza di separazione o di divorzio; i genitori dello studente e gli altri figli fiscalmente a loro carico; nel caso di separazione legale o di divorzio, il genitore cui lo studente sia stato affidato o gli altri figli fiscalmente a suo carico; eventuali soggetti in affidamento ai genitori dello studente alla data di presentazione della domanda.
2) Il reddito netto, che è dato dal reddito complessivo diminuito dell’importo IRPEF (comprensivo dell’addizionale regionale IRPEF), è desumibile dai modelli di seguito specificati:

  • CUD - REDDITO NETTO: è dato dai REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE ED ASSIMILATI, indicati al punto 1, aumentati dai REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE CHE NON POSSONO USUFRUIRE DELLE DETRAZIONI, indicati al punto 2 e diminuiti delle RITENUTE indicate al punto 9 e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF indicata al punto 20;
  • 730/99 (Mod. 730.3) - REDDITO NETTO: è dato dal REDDITO COMPLESSIVO indicato al rigo 6, diminuito della IMPOSTA NETTA indicata al rigo 18, e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF, indicata al rigo 28;
  • UNICO 99- REDDITO NETTO: è dato dal REDDITO COMPLESSIVO indicato al rigo RN1 diminuito dell’IMPOSTA NETTA, indicata al rigo RN15, e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF, indicata al rigo RV2.

  1. 1. Il reddito delle attività finanziarie è costituito da tutti gli interessi, dividendi e, in genere, rendite derivanti da investimenti mobiliari percepiti al 31.12.1998 e non risultanti dalla dichiarazione dei redditi.
  2. 2. Conformemente a quanto previsto nell’art. 2 comma 5, lett. a) del decreto, le detrazioni di L. 2.500.000 e L. 3.500.000 concernenti i nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, indicati nella lettera B dell’allegato B al decreto, sono alternative.

Si pregano le SS.LL. di portare, con la massima urgenza, la presente nota a conoscenza, rispettivamente, delle Regioni, dei Comuni e delle istituzioni scolastiche.

Si ringrazia per la cortese collaborazione.

Roma lì 23 settembre 1999.

Nota tecnica dell'ANCI sulla questione dei fondi per i libri di testo alle elementari

In relazione a notizie di stampa sulla questione dei fondi per la fornitura dei libri di testo per le scuole elementari si deve precisare che il taglio di 103 milioni di euro dal capitolo 7243 della finanziaria per gli anni 2010 e 2011, con previsione di rifinanziamento per l’anno 2012, non concerne il finanziamento dei libri di testo delle scuole elementari ora primarie.

Il taglio si riferisce infatti al capitolo 7243 (Somma occorrente per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e il comodato nella scuola superiore) appostato nello stato di previsione del Ministero dell’Interno, nell’ambito della Missione “Relazioni finanziarie con le autonomie locali” e del programma Trasferimenti agli enti locali.
Si tratta dunque di fondi per gli alunni meno abbienti che frequentano le scuole dell’obbligo (elementare, medie e i primi due anni delle superiori), la somma stanziata (pari a circa 200 miliardi di lire) è rimasta invariata rispetto a quella prevista nell’ art. 27 della legge n.448 del 27 dicembre 1998. pur essendo ovviamente aumentato il costo dei libri negli ultimi 10 anni.

La Finanziaria per il 2010 ha previsto anche una riduzione del capitolo 3044 appostato nello stato di previsione del Ministero dell’Economia, (Somme da trasferire alle Regioni per borse di studio per la frequenza di scuole dell’obbligo). Si tratta di uno stanziamento istituito per l’attuazione del Diritto allo studio con D.P.C.M. 14 febbraio 2001 sotto forma di regolamento attuativo dell’articolo 1, comma 9, della legge 10 marzo 2000, n. 62, sulla parità, sotto la voce borse di studio.
La somma stanziata nel bilancio statale è risultata sempre inferiore alle necessità delle famiglie, tanto che molte regioni hanno ampliato il fondo e contribuito all’assegnazione ai comuni di somme integrative per venire incontro alle necessità degli studenti.

L’Anci ha già avanzato proposte emendative sia per il ripristino e l’adeguamento della somma riferita alla fornitura gratuita e semigratuita dei libri di testo (cap. 7243) che per l’adeguamento del fondo per le borse di studio (cap. 3044).

Altra cosa è la questione dei libri di testo delle scuole elementari che gravano già da tempo pressochè per intero sui bilanci comunali e per cui l’Anci ha da tempo richiesto un adeguamento.

L’attribuzione della competenza ai comuni è stata disposta con il DPR 616/77. I fondi inizialmente furono aggiunti ai trasferimenti statali nell’importo della spesa relativa all’anno 1978, incrementato del tasso d’inflazione programmato, con le leggi per la finanza locale dal ‘79 all’85.

Dal 1986 furono consolidati – secondo l’importo dell’anno 1985 – nel fondo unico allora istituito, negli anni successivi non venne fatti più alcun riferimento e l’importo base restò quello fotografato dall’86.

Il fondo unico - nel quale è confluita anche la spesa relativa ai libri di testo - negli anni ha subito continue e sostanziali riduzioni, determinando che attualmente l’onere per i libri di testo delle scuole elementari sono sostenuti quasi interamente dai Comuni.

giovedì 26 novembre 2009

L’istruzione e la ricerca sono beni comuni

Con l’approvazione del provvedimento Gelmini sull’Università si chiude una fase del riordino dell’istruzione e della formazione, dettata dai tagli e dalla necessità di fare cassa smantellando il welfare. La miserabile operazione messa in atto da Tremonti è consistita nel prelevare risorse dal settore pubblico per tentare di ripianare la crisi economica globale, i cui effetti peraltro continuano ad essere taciuti, risorse elargite alle banche che della crisi sono prime responsabili.
Negli ultimi due anni è stato l’intero sistema dell’istruzione, della ricerca e della formazione in Italia ad essere massacrato, con il più imponente licenziamento di massa che uno stato abbia attuato nella modernità, il cui prezzo è l’espulsione dalla scuola di 150.000 tra insegnanti ed ATA, e nelle Università la definitiva archiviazione della libera ricerca e delle già flebili aspettative dei precari. Ma è l’intero comparto del lavoro intellettuale sotto attacco: quel lavoro che in altri paesi europei e persino negli Stati Uniti fa da traino per l’uscita dalla crisi e in Italia è stato via via definanziato, già con la riforma Moratti che privatizzava l’istruzione obbligatoria abbassandone la soglia e poi con l’inazione dei vari ministri Mussi, Fioroni, preoccupati di salvaguardare posizioni dominanti e parificare scuola pubblica e privata, finanziando quest’ultima e esternalizzando le competenze della prima.
La scure dei tagli e dei proveddimenti punitivi si è abbattuta dapprima sulla scuola primaria con l’attentato al tempo pieno, alla compresenza e alla programmazione didattica che fanno dell’istruzione elementare italiana la migliore al mondo; quindi sull’Università con il ddl approvato lo scorso ottobre e i cui primi effetti sono la riduzione drastica dei ricercatori a contratto, la definitiva gerarchizzazione dei docenti, la riduzione di risorse per premiare le Università virtuose (del nord) e lasciare alle baronie privilegi e prebende, nonché il reclutamento affidato a commissioni di esperti che giocano a mosca cieca con carriere e raccomandazioni, insieme a manager privati e a.d. semipubblici. Infine sull’istruzione superiore con l’aumento di alunni per classe, la circolare Brunetta sui fannulloni e la riduzione delle risorse per le scuole superiori.
Ma lo scorso anno il movimento dell’Onda, formato da studenti, ricercatori, insegnanti e famiglie, ha frenato gli impeti “riformatori” del governo, imponendo un benefico rallentamento alla distruzione dei beni comuni – malgrado i tentativi violenti di delegittimazione e la pervicacia del Ministro dell’Istruzione nel realizzare lo scempio.
I risultati ottenuti dall’Onda non sono trascurabili: aver impedito l’attuazione del “maestro unico” nelle scuole elementari, aver rallentato l’entrata in vigore della legge 133 nelle Università; aver soprattutto posto in Italia la questione della pubblica istruzione come non si faceva dagli anni Settanta dello scorso secolo. Aver affermato l’insuperabile difesa del “comune” contro gli assalti concentrici di vecchi e nuovi liberismi che, in nome della meritocrazia, della sussidiarietà e della razionalizzazione pretendono di distruggere ciò che la Costituzione ha posto a fondamento di uno Stato democratico: la pubblicità e la laicità della ricerca e della formazione.
Ma le lotte intraprese lo scorso anno hanno ottenuto anche un altro importante risultato: aver spostato quel poco di dibattito pubblico sul welfare dalle condizioni miserabili in cui è impiegato il lavoro materiale a quelle in cui è possibile la conoscenza, in tutte le sue articolazioni. I movimenti che in questi anni si sono battuti, insieme con i precari, le donne, le reti per i diritti civili, e i comitati che sono sorti per contrastare grandi opere e costruzione di servitù militari, discariche e termovalorizzatori, patrimoni immobiliari e rendite, hanno infatti posto al centro dell’attenzione rivendicazioni generali dell’intera società civile: la libertà di ricerca e l’uso delle tecnologie; le potenzialità del lavoro immateriale; l’accesso al reddito e la costruzione di un nuovo welfare non più incentrato sulle differenze tra garantiti e non, tra lavoro e non lavoro, ma sulle possibilità per tutti di un reddito adeguato alle condizioni di esistenza del terzo millennio.
Il paradigma per riformulare completamente luoghi e temi di un contratto sociale all’altezza dei tempi è oggi costituito da ciò che i governi vogliono distruggere: la ricchezza non monetizzabile della conoscenza e dell’ informazione, la produzione e circolazione non privatistica dei saperi e delle tecnologie che costituiscono snodi strategici di risignificazione delle società post-capitaliste.
Le lotte nelle scuole e nelle Università hanno ribadito il carattere comune di beni che confliggono con l’estensione del dominio e hanno promosso una soggettività plurale che attraversa una generazione a cui si tenta di togliere il futuro.
E’ per tutto questo, ma soprattutto per difendere l’eccedenza che inerisce ad ogni produzione di conoscenza, di sapere e ad ogni luogo di circolazione, che sono nati comitati spontanei e coordinamenti di studenti, genitori e insegnanti, di lavoratori dell’istruzione e docenti universitari, talvolta anche di dirigenti scolastici, che continuano ad affermare il diritto ai beni comuni, a non pagare la crisi, a non farsi sottrarre risorse.
D’altra parte il disegno del Ministro dell’Istruzione è, per chi ancora avesse dubbi, ormai chiaro: sostituire alla rappresentanza consigli di amministrazione che decidono non in base alla qualità della ricerca ma ai posizionamenti sul mercato dei singoli istituti e facoltà. Eternizzare la precarizzazione bloccando qualsiasi prospettiva di impiego.
Nello stesso capitolo deve essere rubricato il ddl Aprea sull’istruzione superiore che prevede la trasformazione delle scuole in aziende private, con un consiglio d’amministrazione che sostituisce il consiglio d’istituto; la sparizione della RSU e della contrattazione decentrata, che sarà decisa da enti bilaterali incaricati di distruggere i Contratti Nazionali di lavoro; la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici; l’espulsione già in atto dei precari senza distinzioni; la gerarchizzazione degli insegnanti all’interno delle singole scuole; la lesione della libertà di insegnamento; tutto questo corre in parallelo con l’immiserimento della didattica, la riduzione della docenza ad addestramento, degli studenti ad obbedienti esecutori di ordini, pronti ad entrare nel mercato precario del lavoro in una scuola normalizzata, che ritorna alla punizione e alla repressione delle diversità.
Ecco le ragioni per cui questo progetto arrogante deve essere battuto.
Dev’essere sconfitta la filosofia che “anima” questi provvedimenti; l’infame scelta dei tagli, degli investimenti a breve, dell’opportunismo che pretende di uscire dalla crisi non con l’implementazione dei beni comuni, dell’innovazione e dell’eccedenza del sapere, ma con il razzismo e la xenofobia, la violenza e l’ignoranza, la menzogna e l’intrigo.
Ecco le ragioni per le quali tutti/e coloro che si battono per il comune sono irrappresentabili e non ci stanno a mettere la firma sotto contratti che penalizzano tutte le categorie della pubblica istruzione.
Ecco le ragioni per battersi per saperi davvero liberati, spazi autogestiti e autoformazione; perché tra le rovine delle Università e i dissesti della scuola la potenza del sapere è irriducibile al dominio.
Ecco perché, al posto di singole progettualità, sono da costruire soggettività; al posto di elemosine, reddito e risorse; invece che concertazione c’è da pretendere ciò che ci spetta, subito.

Quale ricerca e quale istruzione difendo?

  1. Quella non asservita al capitale e al mercato, in cui i fondi pubblici sono destinati a implementare la gratuità e la condivisione del sapere, l’autoorganizzazione e l’autogestione.
  2. Quella che abbia una reale qualità formativa, non un simulacro educativo in cui proliferano corsi e corsetti sponsorizzati da privati, aziende, esperti esterni.
  3. Quella che separa governance e didattica, amministrazione e ricerca. Mi batto per l’autovalutazione e aborro qualsiasi meccanismo di controllo sul sapere e sulle sue figure.
  4. Difendo la ricerca di base come presupposto della ricerca applicata.
  5. Mi batto per la fuoriuscita dalla devastante tenaglia pubblico-privato e della sussiadierietà che in nome del diritto allo studio, discrimina e divide.
  6. Difendo la cooperatività e l’indipendenza del lavoro cognitivo e delle reti, e combatto la precarietà.
  7. Voglio accesso ad un reddito di base, universale e incondizionato, unico elemento possibile di trasformazione, oltre la sostenibilità, dell’attuale modello di sviluppo.
Sono questi i contenuti che una progettualità all’altezza dei tempi dovrebbe elaborare e senza i quali la presunta autonomia e democrazia nei luoghi della formazione sono parole vuote e miserande.
Per questi motivi mi asterrò personalmente da ogni forma di contrattazione decentrata e denuncerò in ogni sede lo stato attuale in cui versa il bene comune dell’istruzione.

Prof. Paolo B. Vernaglione
RSU d’Istituto – Liceo “L. Manara” - Roma

Illegalià contro la costituzione:

il governo abolisce la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare

Questa volta l'esecutore è Robero Maroni anche se il mandante è sempre lo stesso: il governo Berlusconi.
In effetti è stato un trucco ben congegnato nei confronti di chi pensava di dover cercare i 103 milioni di Euro destinati al pagamento dei libri di testo per gli alunni delle scuole elementari nella tabella n. 8 del bilancio dello stato, la tabella relativa al Ministero degli interni.
All’interno di quella tabella, al capitolo 7.243 non è rimasto proprio niente dei 103 milioni destinati all’acquisto dei libri di testo per i due milioni e mezzo di alunni delle elementari e potevano passare anche inosservati visto che erano soldi che dovevano essere trasferiti ai Comuni perché sono i Comuni a sostenere le spese per i libri degli alunni.
Non è una botta da poco per 2,5 milioni di famiglie che dovranno aggiungere, in media, una cinquantina di Euro alle spese per la scuola (astucci, cartelle, grembiuli, atlante, vocabolari, tassa deliberata dal consiglio di circolo, gite, ticket per la mensa, materiale di pulizia….) che già superano in media i 2.000 Euro l’anno solo per i figli che frequentano le elementari.
Ma la botta più forte è quella che viene inferta alla Costituzione Repubblicana.
Infatti l’articolo 34 della Costituzione recita:“ L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
I libri di testo gratuito alle elementari erano l’unico baluardo del dettato costituzionale largamente inattuato visto che alle medie i libri sono stati sempre pagati dai genitori, visto che anche alle elementari le spese sono state perennemente in crescita.
Il rischio, in questo frangente, è che i genitori siano succubi di un “buon senso” strisciante che elimina i principi ed il senso dell’”obbligo gratuito” costituzionale. Già serpeggiano nelle scuole, per altre spese, frasi fatte, di insegnanti e genitori ben pensanti che dicono: “ …ma che vuoi che siano 20 euro, con tutto quello che spendiamo per questi nostri figli!”, oppure “….capisco chi non ce li ha …ma chi lavora in due cosa vuoi che siano…” e pensano anche di fare una “bella figura”.
A questi genitori ed insegnanti diciamo che non è il caso di banalizzare il testo costituzionale dell’obbligo gratuito, è su queste parole che si fonda il carattere universale del diritto all’istruzione, è su questo principio che la legislazione scolastica ha prodotto il meglio del suo valore formativo e della sua efficacia (scuola pubblica, integrazione, inclusione, rispetto degli alunni, laicità, Tempo Pieno, giudizi come valutazione, programmazione didattica, scuola dell’infanzia, scuola media unica….). E’ stata la violazione e l’aggiramento di questi principi che ha prodotto il peggio e l’inefficacia, anche didattica (parità scolastica e finanziamenti alla scuola privata, aziendalizzazione e privatizzazione della stessa scuola pubblica, cialtroneria, illegalità e inefficacia dei percorsi scolastici).
Questi stessi principi, obbligatorietà e gratuità, hanno fondato e reso esigibili diritti i cui costi dovevano essere affrontati con le risorse della fiscalità generale che la stessa Costituzione perciò definiva progressiva rispetto alle possibilità economiche, tanto che ancora nel 1974 al momento in cui fu istituita l’Irpef l’aliquota più alta della tassazione personale era del 72% (per redditi superiori a 500 milioni di lire che oggi sarebbero 250 mila euro) rispetto alla aliquota massima di oggi del 43% (per i redditi oltre i 75.000 euro).
Penso che in questo frangente si debba scendere in lotta immediatamente per difendere ad un tempo la Costituzione della Repubblica, il senso e la qualità della scuola pubblica, la condizione economica delle famiglie.
Da subito con iniziative di scuola , di quartiere, di paesi e città nei confronti del Ministero e del governo (prefetture, comuni) con la partecipazione di cittadini, genitori, alunni, studenti “dall’infanzia all’università”.

Piero Castello
Nonno del Coordinamento Crispi

mercoledì 25 novembre 2009

Il giallo della gratuità dei libri di testo delle elementari

Nelle ultime ore si sono rincorse voci contrastanti e critiche al governo relativamente alla soppressione della gratuità dei libri di testo per gli alunni della scuola primaria che sarebbe contenuta nella legge finanziaria in corso di approvazione in Parlamento.
L'on. Ghizzoni del Pd ha parlato di scippo di 103 milioni di euro a danno degli alunni della primaria e ha chiesto al ministro Gelmini di ripristinare i fondi già previsti.
Un comunicato della Cisl-scuola ha invece precisato che, a suo parere, i 103 milioni di euro di cui si sta parlando non riguarderebbero la scuola primaria - per la quale una legge del 1964 assicura la gratuità - bensì la scuola secondaria di I grado e il biennio dell'obbligo nella superiore.
Un comunicato del Miur ha assicurato che per il 2010 i fondi per la gratuità dei libri di testo agli alunni della scuola primaria sono assicurati.
A questo punto è rimasta, tuttavia, l'incognita di quel taglio di 103 milioni per fornitura di libri di testo. Quale settore riguarda?
Abbiamo verificato la questione e abbiamo rilevato che i 103 milioni di euro (più precisamente, 103.291.000) costituiscono da diversi anni il fondo da assegnare alla Regioni per la fornitura gratuita e semigratuita dei libri di testo a studenti, in fascia dell'obbligo, della secondaria appartenenti a famiglie con basso reddito.
Nell'ultima assegnazione effettuata, 77.468.250 euro sono stati destinati a sostegno di alunni della secondaria di I grado e 25.253.000 per quelli del biennio delle superiori per totale complessivo, appunto, di 103,291 milioni di euro.
I 103 milioni di euro per libri di testo non riguarderebbero, dunque, la scuola primaria.

da
tuttoscuola.com

sabato 21 novembre 2009

A proposito di continuità didattica e scuola pubblica

Fra i tanti lutti che la scuola italiana celebra quest’anno, c’è anche quello della continuità didattica. Ci viene in mente perché tanti ne parlano, pochi sanno che è morta. Si tratta del principio per cui agli alunni, alla scuola, fa meglio cambiare pochi insegnanti e che è sicuramente un bene che un insegnante abbia un rapporto con una classe che sia il più possibile duraturo, sia per la trasmissione dei rudimenti di una disciplina, sia per la qualità dell’apprendimento, in cui i risvolti relazionali giocano un ruolo fondamentale. Eppure, in tutte le scuole la continuità è ormai una rarità, e perdere il proprio insegnante, se studenti, o le proprie classi, se docenti, nel passaggio da un anno all'altro, è esperienza più che frequente.

Il principio della continuità didattica è ormai costantemente minacciato da fattori diversi, molti dei quali sono l’effetto delle novità introdotte da quell’insieme di provvedimenti che va sotto il nome di riforma Gelmini. Si pensi, per la scuola elementare, a quello che è successo con la scomparsa del sistema dei moduli e con l’introduzione di un maestro prevalente: una classe che lo scorso anno aveva tre insegnanti che coprivano il monte ore settimanale, quest’anno avrà un maestro prevalente per 22 ore e una serie di altri insegnanti, tra i quali non è affatto detto che ci siano quelli dell’anno precedente, per le ore restanti; la continuità didattica è di fatto interrotta e lo sarà tutti gli anni, almeno per quanto riguarda i maestri che ruotano intorno a quello prevalente. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado è invece il passaggio di tutte le cattedre a 18 ore di lezione a creare un principio costante di discontinuità. Inoltre, in tutti gli ordini di scuola, l’aumento del numero degli alunni per classe e la conseguente riduzione delle cattedre hanno creato e continueranno a creare insegnanti soprannumerari che saranno costretti a lasciare la scuola in cui si trovano e dunque inevitabilmente le proprie classi.

Alla luce di queste osservazioni ci sembra quanto meno riduttivo imputare la mancanza di continuità didattica solo alla mobilità dei docenti, come ha fatto in alcune dichiarazioni la Ministra, dicendo di voler limitare la mobilità del personale, in modo da ridurre la girandola delle cattedre, o come fa la Fondazione Agnelli che, in uno studio recente, arriva ad identificare il tasso di mobilità con il tasso di discontinuità didattica d’istituto tout court e propone di disincentivare gli insegnanti alla mobilità. Da un lato, come si è visto, la mobilità dei docenti è spesso obbligata e d’altra parte bloccare i trasferimenti non servirebbe a ridurre la discontinuità che è data da una sorta di ‘mobilità interna’ dei docenti che ruotano sulle classi.

Nella nostra esperienza quotidiana, il diritto degli studenti e il diritto dei docenti sono dalla stessa parte, dalla parte della scuola pubblica: le classi che perdono i propri insegnanti e gli insegnanti che perdono le proprie classi sono vittime di alcune decisioni prese proprio dalla Ministra che si erge a paladina della continuità. Di fronte ai cambiamenti in corso nella scuola italiana, sentiamo l’esigenza di una riflessione che parta dalla realtà che si è determinata in questi ultimi anni, e provi a ricostruire un sistema di valori al cui centro ci sia un’idea di scuola come ‘lo’ spazio di crescita della società, esercitando una critica radicale all’idea di scuola subalterna, aziendale e nemica della cultura come quella che si sta avanzando.

Simona Luciani, Maria Cristina Zerbino


domenica 15 novembre 2009

Da quest’anno scolastico è entrata in vigore la riforma Gelmini:
È MIGLIORATA LA SCUOLA ITALIANA?
  • Con chi rimangono gli alunni quando manca l’insegnante?
  • C’è personale sufficiente a garantire la sorveglianza e la sicurezza degli alunni? Le classi hanno mantenuto i loro insegnanti?
  • Quanti insegnanti ruotano attorno ad una stessa classe della scuola elementare, media e superiore?
  • Sono ancora garantite le attività di recupero per gli alunni che ne hanno più bisogno?
  • Il numero degli insegnanti è ancora sufficiente per consentire le uscite didattiche?
  • È aumentato il numero di alunni per classe?
  • È aumentato il costo diretto della scuola per le famiglie?
  • I precari licenziati (bidelli, amministrativi e insegnanti) erano davvero superflui?
  • È garantito l’insegnamento alternativo alla religione?
Genitori, studenti, insegnanti e lavoratori della scuola: incontriamoci per discutere di continuità didattica, supplenze e sicurezza, mettendo in comune storie, esperienze e proposte.

Martedì 24 novembre 2009 - ore 17.00
Planetarietà (Via P. Falconieri 84, Roma)

giovedì 5 novembre 2009

Ecco alcuni degli argomenti di cui ci piacerebbe discutere

Scuola pubblica
Di fronte ai cambiamenti in corso nella scuola italiana, sentiamo l’esigenza di una riflessione che parta dalla realtà che si è determinata in questi ultimi anni, e provi a ricostruire un sistema di valori al cui centro ci sia un’idea di scuola come ‘lo’ spazio di crescita della società, esercitando una critica radicale all’idea di scuola subalterna, aziendale e nemica della cultura come quella che si sta avanzando.

Continuità didattica
Si tratta del principio per cui agli alunni, alla scuola, fa meglio cambiare pochi insegnanti e che è sicuramente un bene che un insegnante abbia un rapporto con una classe che sia il più possibile duraturo, sia per la trasmissione dei rudimenti di una disciplina, sia per la qualità dell’apprendimento, in cui i risvolti relazionali giocano un ruolo fondamentale. Eppure questo principio è oggi seriamente messo in discussione e la continuità è sempre di più un miraggio.

Gestione delle supplenze
In tutti gli ordini di scuola vi è ormai un’emergenza supplenze che viene affrontata con ‘rimedi’ vari: le classi vengono divise o accorpate in spregio alle regole sulla sicurezza, oppure affidate ai bidelli (come se non avessero già abbastanza da fare, visto che sono sempre di meno) o lasciate semplicemente sole. ‘Soluzioni’ già viste che quest’anno sono all’ordine del giorno e a cui si affiancano novità sconcertanti come l’invito, completamente fuorilegge, in alcune scuole elementari di utilizzare per le supplenze le ore di programmazione.

Compresenze
Nella scuola della meritocrazia e del voto in decimi, sembra che debbano sparire, come per incanto, tutte le difficoltà degli alunni: i più fragili, i più deboli saranno semplicemente più soli. Tutte le attività di recupero e di sostegno, garantite prima da alcune ore di compresenza in classe di due insegnanti, sono ora fortemente limitate: le compresenze sono diventate uno spreco che deve essere eliminato.

Sicurezza
Quello della sicurezza è un argomento centrale e estremamente delicato. Vari sono gli aspetti dei nuovi provvedimenti che suscitano perplessità:
  • aumento del numero di alunni per classe
  • diminuzione del personale ATA ai piani per gestire entrate e uscite, accompagnare i bambini al bagno, vigilare, garantire, anche se solo in parte l’igiene e la pulizia
  • accorpamento di classi o divisione degli alunni in altre classi in mancanza di un docente
  • sicurezza degli edifici
  • mancanza di manutenzione, aggravata negli ultimi anni da tagli dei finanziamenti alla scuola pubblica.

Uscite didattiche
Ancora sicurezza. Perché le uscite possano essere effettuate, è necessaria la presenza di un insegnante ogni 15 alunni: con l’eliminazione delle compresenze è più difficile realizzarle. La prassi consolidata delle uscite didattiche, come modalità diversa di insegnamento e apprendimento, è fortemente messa in discussione. Ma la didattica sembra non essere al centro della riflessione sulla scuola. L’unica preoccupazione è che i conti tornino.

Attività alternativa alla religione
Nella generale diminuzione dei diritti, e di fronte alla messa in discussione della stessa attività didattica ordinaria non è marginale ribadire il diritto a un tempo scuola di qualità per chi non si avvale dell’insegnamento dell’educazione cattolica. Sempre più spesso le scuole non riescono a garantire un insegnamento alternativo alla religione: nei casi più fortunati gli alunni devono lasciare la propria classe e seguire le lezioni su argomenti imprecisati in spazi improvvisati come i corridoi, nei casi peggiori vengono parcheggiati in altre classi e lasciati a loro stessi. Così, nella scuola secondaria, gli studenti sono lasciati soli a svolgere attività di studio individuale, cioè a vagare per la scuola, quando, come spesso accade, non ci sono spazi disponibili per accoglierli. Sono sempre più rare le scuole che offrono un’attività alternativa degna di tale nome.

Rivalutazione della figura del "lavoratore" della scuola
Ormai da diversi anni ha avuto luogo una progressiva svalutazione della figura di quanti lavorano nella scuola. Gli insegnanti, cui pure tutti affidano i propri figli per diverse ore al giorno, godono di uno scarso riconoscimento sociale e sono considerati dei privilegiati che lavorano poco, che hanno "tre mesi di vacanze l'anno" etc. etc. Si notano facilmente le loro eventuali carenze, ma si dà per scontato quanto di buono realizzano ogni giorno, con impegno e professionalità. Allo stesso modo, il lavoro del personale ATA, dai bidelli a coloro che prestano servizio nelle segreterie, è da un lato poco conosciuto, dall'altro poco considerato.
Riconoscere la dignità di questo lavoro nella difficile società attuale e nella scuola di oggi, tagliata in mille modi, ci sembra una priorità. Si parla tanto di meritocrazia, ma poi sono pochissimi gli strumenti reali per valutare ed apprezzare, ad esempio, la qualità del lavoro dei docenti che, di là dalle ore svolte in classe, hanno spesso un carico di lavoro non indifferente e che resta assolutamente ‘sommerso’. Aprire una discussione su questo argomento è fondamentale perché la scuola è fatta da chi ci lavora (dagli studenti ai bidelli) e non può esistere una scuola di qualità se chi la fa è, per vari aspetti, squalificato.

Sediciscuola il blog

  • Uno spazio aperto di discussione sul tema della scuola, della scuola pubblica, dal punto di vista delle scuole del Municipio XVI (e non solo).
  • Uno sguardo dal basso, per parlare e far parlare di scuola, per ripartire dalla realtà che viviamo quotidianamente nelle nostre scuole come lavoratori della scuola, genitori, docenti, studenti.
  • Un luogo di incontro per mettere in comune storie, esperienze, proposte.
  • Un’occasione di informazione e di partecipazione virtuale, ma non per questo meno reale per sapere cosa si muove nelle realtà scolastiche del nostro territorio: perché spesso è difficile trovare il tempo per prendere parte a incontri, riunioni, assemblee…

Rivolto a genitori, docenti, studenti, lavoratori della scuola e a chiunque ritiene che il tema della scuola lo riguardi

lunedì 2 novembre 2009

Riferimenti normativi

Riferimenti normativi dal sito Tecnica della scuola
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