Centro Studi sul Paesaggio, l'Unidiversità Bravetta, Ambiente Roma 16, Monteverde Antirazzista
domenica 27 dicembre 2009
Invito da "Monteverde antirazzista"
Centro Studi sul Paesaggio, l'Unidiversità Bravetta, Ambiente Roma 16, Monteverde Antirazzista
martedì 15 dicembre 2009
Riforma secondo ciclo: stop dal Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato chiede chiarimenti al Ministero sui tre schemi di Regolamento. Si allungano i tempi e l'avvio della riforma si allontana di nuovo. | ||
I tempi per l’approvazione definitiva dei Regolamenti sulla scuola del II ciclo (licei, istruzione tecnica e istruzione professionale) si allungano e il rinvio della riforma di un anno è ormai molto di più che una semplice ipotesi. Sui tre provvedimenti, infatti, mancano ancora i pareri delle Commissioni parlamentari che invece avrebbero dovuto concludere i propri lavori entro la fine di novembre. Ma, soprattutto, c’è lo stop del Consiglio di Stato che in data 9 dicembre ha pubblicato i pareri sui singoli schemi di regolamento con una conclusione identica: “Sui punti segnalati occorre che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti. All’esito, la Sezione si riserva la facoltà di disporre l’audizione del Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero, nonché del dirigente generale competente all’istruttoria del regolamento”. Per intanto il Consiglio “sospende l’emanazione del parere in attesa degli adempimenti di cui in motivazione”. Quali sono dunque i punti sui quali il Ministero deve fornire chiarimenti ? Intanto uno è di carattere generale e riguarda le modalità di applicazione dei regolamenti. Nella versione attuale è previsto che vengano demandati alla decretazione ministeriale le indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento, l’articolazione delle cattedre o la definizione degli indicatori per la valutazione. Il CdS fa tuttavia rilevare che un provvedimento del genere dovrebbe essere un atto avente forza di legge (ovviamente i tempi per l’adozione di un ulteriore regolamento sono ben diversi da quelli necessari per l’emanazione di un semplice decreto ministeriale). Ci sono poi altre questioni, come per esempio quella relativa alla quota del curricolo lasciata alla decisione delle singole scuole in modo da consentire una maggiore corrispondenza alle esigenze culturali e produttive del territorio. Il CdS chiede al Ministero di chiarire se le disposizioni contenute nei regolamenti siano state raccordate con le norme contenute nel Regolamento sull’autonomia. E, proprio in materia di autonomia, arrivano dal Cds le “bacchettate” più pesanti: i regolamenti prevedono che le istituzioni scolastiche costituiscano dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, per il sostegno alla didattica e alla progettazione formativa, nonché un comitato scientifico formato da docenti e da esperti esterni. Il CdS esprime forti perplessità sulla creazione di tali organi che, invece, dovrebbe essere lasciata - sottolinea sempre il Consiglio - alla libera determinazione delle autonomie scolastiche. Senza contare che i comitati tecnico-scientifici dovrebbero funzionare a costo zero non essendo previsto nessun gettone di presenza neppure per gli esperti esterni. Non mancano, infine, le perplessità sulle modalità di passaggio al nuovo ordinamento, soprattutto per quanto concerne i licei e gli istituti tecnici. “E' opportuno - sottolinea infatti il CdS - che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”. | ||
di Reginaldo Palermo da www.latecnicadellascuola.it 13/12/2009 |
venerdì 11 dicembre 2009
Il Morgagni incontra l’Africa
martedì 15 dicembre 2009
Liceo Morgagni
Via Fonteiana 125 – 00152 Roma
PROGRAMMA
Ore 18.30 – Presentazione del progetto “Insieme per crescere – Tukue Pamoja” agli studenti del Morgagni
Saranno presenti per la prima volta in Italia 11 studenti kenioti e gli studenti italiani partecipanti al progetto “Insieme per crescere – Tukue Pamoja”, scambio interculturale con il Kenya
Ore 20.30: Proiezione del video – progetto
Ore 21,15 – concerto di ritmi e percussioni africane
- Gruppo percussioni Morgagni di Pape Seck
- Canti e ritmi degli studenti Kenyoti
- Wamde – ritmi e melodie dell’Africa occidentale
- Perc di Badara Seck, griot dal Senegal
martedì 8 dicembre 2009
Nuovo appuntamento
Giovedì 10 dicembre
presso la sala Intermundia
Via Nino Bixio 83-85
alle ore 17
Partecipiamo!
sabato 5 dicembre 2009
Nessun dubbio: i soldi per i libri di testo non ci sono
La notizia del 4 dicembre taglia la testa al toro: non ci sono dubbi i 103 milioni destinati alla gratuità dei libri di testo la cui spesa doveva essere finanziata con lo stanziamento del capitolo 7243 del bilancio del Ministero dell’Interno non ci sono più!
Lo stato avrebbe dovuto, come tutti gli anni, trasferire questi denari alle Regioni e ai Comuni i quali a loro volta avrebbero sostenuto la spesa per l’acquisto.
Dopo qualche dubbio sulla reale destinazione di questi denari il Governo ha eliminato qualsiasi dubbio: i soldi non ci sono ma potranno esserci se passa alla Camera un emendamento alla finanziaria per il 2010 che ripristini il 103 milioni prelevandoli dagli introiti che vengono previsti dall’attuazione dello scudo fiscale. La notizia viene data dal “Sole 24 ore” del 4 dicembre che con molti dettagli da la notizia che il Governo sta preparando un emendamento alla Legge Finanziaria che dovrà distribuire le entrate dovute al pagamento di una tassa del 5% di coloro che attraverso lo Scudo Fiscale faranno rientrare i capitali esportati all’estero.
Una notizia che peggiore non potrebbe essere per molti e vari motivi:
1) I 3,2 miliardi che dovrebbero essere utilizzati da questo emendamento sono al momento del tutto aleatori, si suppone che ci saranno…ma ancora non ci sono.
2) L’emendamento prevede “soldi per Tutti” finanziamenti alle banche e ai fondi internazionali (130 milioni), il finanziamento del 5 per mille alle Onlus, autotrasporto locale (400 e 400 milioni).
La fetta più consistente per un capitolo per le spese sociali che comprendono i soldi per i Comuni d’Abruzzo, ratifiche internazionali, sicurezza delle sedi diplomatiche, comparto marittimo….( Un mliardo e 350 milioni), fondo per la Solidarietà in agricoltura (250 milioni), Università (350 milioni), scuole private per 130 milioni!!! Etc. etc. Si capisce bene che con tali concorrenti sarà difficile far stanziare i 103 milioni per i libri di testo.
3) I fondi di cui al punto precedente corrispondono alle promesse fatte dal ministro Tremonti ma ci sono quelle, ben più consistenti. fatte da Berlusconi ai giovani Industriali, alle piccole e medie industrie, per gli investimenti tecnologici delle imprese…praticamente ogni incontro, negli ultimi mesi, si è concluso con la promessa di un “pezzo di Scudo Fiscale”.
4) Nella stessa finanziaria vengono promessi pezzi vari e consistenti, basta ricordare, che non essendoci denari per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego il ministro Brunetta ha fatto inserire il comma che prevede una eventuale apertura contrattuale se dovessero esservi introiti superiori all’importo previsto…sempre dallo scudo fiscale. Le ultime notizie sui quotidiani ci informano che la spesa totale prevista per tutti gli emendamenti che il governo vorrebbe presentare ammonta ad 8,5 miliardi di euro!! Se non ci muoviamo, se non comincia la mobilitazione la vedo proprio triste per i libri di testo.
5) E’ evidente il tentativo indurre segmenti di popolazione ad una complicità o addirittura al “tifo” per la riuscita dello scudo, una legge criminale e criminogena per salvare dalla evasione fiscale (e da numerosi altri reati connessi) evasori ed esportatori di tutte le risme.
In questi giorni si è chiarito che non solo sono a rischio i libri di testo gratuiti per 2 milioni e mezzo di alunni delle elementari, ma sono a rischio anche i buoni libro per studenti delle medie e superiori le cui famiglie non superano i 15.000 euro di reddito. Quindi non c’è tempo da interporre ad una ripresa della mobilitazione del mondo della scuola dall’Infanzia all’Università, dei cittadini per difendere non solo le tasche dei lavoratori ma lo stesso dettato e principio costituzionale.
Infatti non va dimenticato che l’obbligo e la gratuità sancite dalla Costituzione hanno costituito un fondamento per esemplificare la universalità dei diritti, la loro esigibilità ed il senso della progressività delle tasse ed imposte.
Piero Castello
venerdì 4 dicembre 2009
Verbale dell'assemblea pubblica del 24 novembre 2009 presso Planetarietà.
(PLANETARIETA’- 24/11/09 )
mercoledì 2 dicembre 2009
Novità sul taglio di 103 milioni di euro
Il governo ne proporrà il ripristino con un proprio emendamento ad oggi ancora non disponibile perché una prima versione di utilizzo dei fondi recuperati con lo scudo fiscale è stata giudicata inammissibile.
Il capitolo in questione, riportato nella documentazione che segue, nasce per finanziare la gratuità dei libri nella scuola secondaria almeno fino al primo biennio e della superiore e poi dopo anche con il comodato. Tale gratuità non è generalizzata ma riguarda alunni con particolari condizioni di reddito vedasi allegato DPCM.
Poiché ai comuni sono stati tagliati per via dell’ICI 600 milioni per quest’anno che diventano 800 l’anno prossimo e poiché la Gelmini ha lanciato l’idea (vedi articolo del 2008) di eliminare al gratuità generalizzata nella primaria. Il taglio di tutto il capitolo 7243 che recava nel titolo la gratuità voleva significare un attacco generalizzato a tutto il sistema. Il governo d’altra parte quando ha assicurato di ripristinare il taglio non ha mai rivendicato che la scuola primaria fosse risparmiata dalle sue misure.
Osvaldo Roman
Gelmini a Il Giornale, 2 ottobre 2008:
Libri gratuiti alle elementari soltanto per chi viene da una famiglia con reddito basso. Chi non ha problemi economici dovrà cominciare a pagare i testi scolastici per i propri figli fin dalla scuola primaria. Per il momento è soltanto un’ipotesi lanciata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, durante il suo intervento agli Stati generali dell’editoria.«Si può discutere la proposta, già emersa al tavolo con gli editori - spiega il ministro -. Oggi lo stato spende 65 milioni per i libri della scuola primaria. Si può distribuire meglio queste risorse, spalmando la cifra oltre la scuola primaria, sugli studenti che ne hanno effettiva necessità, favorendo così la prosecuzione degli studi anche oltre l’età dell’obbligo».
Insomma evidentemente le polemiche sollevate da parte dei sindacati e le critiche che arrivano a pioggia dall’opposizione invece di frenare l’impeto innovativo del ministro le servono da tonico. Dunque dopo il maestro unico ed il ritorno del voto in decimi pure in condotta, la Gelmini mette sul tavolo un’altra piccola rivoluzione e sempre nella scuola primaria, dove i libri di testo sono a carico delle casse pubbliche. L’idea è quella di risparmiare alle elementari lasciando pagare alle famiglie più abbienti il costo dei libri in modo da poter aiutare i più bisognosi almeno fino alla fine dell’obbligo e oltre.
L’ingresso alle medie di un figlio costa salatissimo alle famiglie, intorno ai trecento euro per comprare tutti i testi al primo anno. La possibilità di avere i libri gratis anche alle superiori, dove i costi superano i cinquecento euro a studente, determinerebbe una situazione di maggiore equità perché la scelta di far proseguire gli studi al proprio figlio sarebbe facilitata alle famiglie con minori disponibilità economiche.
Agli editori scolastici poi il ministro ha chiarito il funzionamento delle nuove norme introdotte dal governo sui libri di testo per venire incontro alle esigenze di risparmio delle famiglie. La norma contenuta nel decreto sulla scuola, attualmente in discussione alla Camera, prevede che gli editori si impegnino a mantenere invariato il contenuto dei libri di testo per un quinquennio e che l’adozione dei libri abbia cadenza quinquennale. «La norma non ha valore retroattivo e riguarda soltanto i nuovi libri di testo - spiega il ministro -. Auspico che ciò che si è tolto oggi agli editori possa essere restituito in futuro». E mentre la Gelmini procede con determinazione lungo la strada del rinnovamento sindacati e opposizione cavalcano la protesta contro il governo. Oggi mobilitazione a Roma dove è previsto un volantinaggio sotto il ministero in viale Trastevere e varie iniziative anche all’interno degli istituti. Venerdì è stato proclamato uno sciopero dall’Unicobas al quale si è accodato pure Antonio Di Pietro.
Documentazione:
Circolare F.L. 24 / 1999
Ai Commissari del Governo presso le Regioni
LORO SEDI
Ai Prefetti della Repubblica
LORO SEDI
Ai Provveditori agli Studi
LORO SEDI
OGGETTO:Art. 27 l. 23.12.1998, n, 448 - Fornitura gratuita dei libri di testo agli studenti della scuola dell’obbligo e della scuola secondaria superiore - Applicazione - D.P.C.M. 5.8.1999, n. 320.
L’avvenuta pubblicazione nella G.U. n. 218 del 16 settembre 1999 del D.P.C.M. indicato in oggetto consente di attivare la procedura preordinata all’applicazione delle disposizioni che esso propone e, in primo luogo, quella relativa alla ripartizione, secondo le modalità delineate dall’art. 3, della somma (L. 200 miliardi) messa a disposizione dalla legge n. 448 (art. 27, comma 5) per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo agli studenti della scuola dell’obbligo e secondaria superiore statale e non statale.
Il provvedimento, essendo finanziato per un solo anno, cesserà di produrre effetti dall’anno scolastico successivo a quello in corso; le provvidenze che esso prevede sono aggiuntive (comma 2 dell’art. 27) rispetto a quelle già destinate dalle Regioni alla fornitura, anche in comodato, di libri di testo sulla base di leggi nazionali o regionali.
E’ appena il caso di rammentare che per il settore della scuola elementare, come prevede l’art. 1 comma 5 del decreto, continua a trovare applicazione il principio della gratuità, di cui all’art. 156, 1 comma, del d.lgs. n. 297 del 16 aprile 1994.
L’art. 3 del decreto disciplina, con espresso rinvio alle allegate tabelle A(1) e A (2), la ripartizione tra le Regioni della somma stanziata dal precitato art. 27. Poiché essa non comporta il trasferimento delle relative somme fino al momento in cui le Regioni non trasmetteranno i piani di riparto tra i Comuni, si richiama l’attenzione delle Amministrazioni interessate sull’esigenza di provvedere allo scopo con la massima urgenza e comunque entro il 30 settembre c.a.
Ove le regioni non provvedano entro tale data, le somme assegnate a ciascuna regione secondo le modalità previste al comma 4 della disposizione in argomento sono assegnate ed erogate ai comuni dal Ministero dell’interno sulla base degli indici di degrado e della popolazione residente in età scolare considerate a livello regionale secondo gli ultimi dati disponibili.
Il Ministero dell’interno su richiesta formale delle singole regioni, in applicazione del comma 3 dell’articolo 3 del D.P.C.M. 5 agosto 1999, n.320 provvederà a disporre direttamente l’attribuzione ai comuni delle quote loro assegnate dal piano regionale di riparto.
Le regioni sono tenute, per ogni ente, ad indicare il codice identificativo utilizzato dal Ministero dell’interno ovvero il codice ISTAT, la descrizione e l’importo.
Al fine di evitare possibili disguidi, si invitano le regioni a recapitare la necessaria documentazione per le vie brevi al seguente indirizzo: Ministero dell’interno - Piazza del Viminale - Direzione generale dell’amministrazione civile - Direzione centrale per la finanza locale ed i servizi finanziari - Segreteria - 4° piano stanza 99 bis - dalle ore 8,30 alle 14,00 e dalle 14,30 alle 19,30.
L’art. 1, commi 1 e 2, del provvedimento individua come beneficiarie della fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo le famiglie la cui situazione economica, determinata a norma dell’art. 2, sia equivalente o inferiore a 30 milioni annui di reddito.
La scelta di ancorare i benefici al possesso di un reddito netto al consumo di trenta milioni secondo le statistiche rilevate dall’Istat è dovuta alla circostanza che tale reddito corrisponde a poco più di quaranta milioni di reddito lordo familiare, considerato dalla Commissione povertà presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri come soglia al di sotto della quale, per una famiglia con un figlio, inizia l’area di maggior disagio economico.
Secondo i principi del decreto legislativo 109/1998, per ottenere un reddito netto equivalente "reale" si è ritenuto di dover sottrarre al reddito netto dichiarato gli oneri sostenuti dalla famiglia eccedenti gli oneri medi abituali della famiglia tipo, costituita da due genitori e un figlio.
Come è noto, il Ministero della Pubblica Istruzione, con nota n. 41091/BL del 5 agosto u.s., ha provveduto ad anticipare, tramite i Provveditori agli Studi., alle scuole lo schema di D.P.C.M., invitandole ad effettuare al riguardo una larga azione di informazione tra le famiglie.
Tale circostanza consente ora alle istituzioni scolastiche di acquisire con la massima sollecitudine dai soggetti interessati, come individuati dall’art. 1, comma 3, del decreto, le domande di accesso al beneficio e di trasmetterle, quindi, tempestivamente, ai Comuni, per l’attivazione degli adempimenti di propria competenza.
Allo scopo di rendere il più possibile spedito ed efficace l’intervento previsto dalla legge in favore delle famiglie, si rappresenta ai Comuni la necessità di definire con la massima celerità possibile il procedimento preordinato alla definizione degli adempimenti di propria competenza (valutazione della situazione economica dei richiedenti, individuazione dei beneficiari, determinazione dei criteri per l’assegnazione delle provvidenze, erogazione delle medesime).
Al fine del monitoraggio dei criteri adottati dai comuni nell’attribuzione della quota parte del fondo destinato alla fornitura dei libri di testo, i medesimi enti predisporranno, a chiusura delle operazioni, un’apposita scheda conforme all’allegato A alla presente circolare da inviare al Ministero dell’interno - Direzione generale dell’amministrazione civile - Direzione centrale per la finanza locale ed i servizi finanziari.
Per corrispondere a quesiti pervenuti in ordine all’applicazione delle disposizioni del decreto che interessa si forniscono i seguenti chiarimenti:
1) Il nucleo familiare dello studente è composto dal richiedente il beneficio e da tutti coloro, anche se non legati da vincolo di parentela, che risultano nel suo stato di famiglia anagrafico alla data della presentazione della domanda. Qualora dallo stato di famiglia non risultino conviventi, sono comunque considerati facenti parte del nucleo familiare: in assenza di separazione o di divorzio; i genitori dello studente e gli altri figli fiscalmente a loro carico; nel caso di separazione legale o di divorzio, il genitore cui lo studente sia stato affidato o gli altri figli fiscalmente a suo carico; eventuali soggetti in affidamento ai genitori dello studente alla data di presentazione della domanda.
2) Il reddito netto, che è dato dal reddito complessivo diminuito dell’importo IRPEF (comprensivo dell’addizionale regionale IRPEF), è desumibile dai modelli di seguito specificati:
- CUD - REDDITO NETTO: è dato dai REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE ED ASSIMILATI, indicati al punto 1, aumentati dai REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE CHE NON POSSONO USUFRUIRE DELLE DETRAZIONI, indicati al punto 2 e diminuiti delle RITENUTE indicate al punto 9 e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF indicata al punto 20;
- 730/99 (Mod. 730.3) - REDDITO NETTO: è dato dal REDDITO COMPLESSIVO indicato al rigo 6, diminuito della IMPOSTA NETTA indicata al rigo 18, e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF, indicata al rigo 28;
- UNICO 99- REDDITO NETTO: è dato dal REDDITO COMPLESSIVO indicato al rigo RN1 diminuito dell’IMPOSTA NETTA, indicata al rigo RN15, e dell’ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF, indicata al rigo RV2.
- 1. Il reddito delle attività finanziarie è costituito da tutti gli interessi, dividendi e, in genere, rendite derivanti da investimenti mobiliari percepiti al 31.12.1998 e non risultanti dalla dichiarazione dei redditi.
- 2. Conformemente a quanto previsto nell’art. 2 comma 5, lett. a) del decreto, le detrazioni di L. 2.500.000 e L. 3.500.000 concernenti i nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, indicati nella lettera B dell’allegato B al decreto, sono alternative.
Si pregano le SS.LL. di portare, con la massima urgenza, la presente nota a conoscenza, rispettivamente, delle Regioni, dei Comuni e delle istituzioni scolastiche.
Si ringrazia per la cortese collaborazione.
Roma lì 23 settembre 1999.
Nota tecnica dell'ANCI sulla questione dei fondi per i libri di testo alle elementari
giovedì 26 novembre 2009
L’istruzione e la ricerca sono beni comuni
Negli ultimi due anni è stato l’intero sistema dell’istruzione, della ricerca e della formazione in Italia ad essere massacrato, con il più imponente licenziamento di massa che uno stato abbia attuato nella modernità, il cui prezzo è l’espulsione dalla scuola di 150.000 tra insegnanti ed ATA, e nelle Università la definitiva archiviazione della libera ricerca e delle già flebili aspettative dei precari. Ma è l’intero comparto del lavoro intellettuale sotto attacco: quel lavoro che in altri paesi europei e persino negli Stati Uniti fa da traino per l’uscita dalla crisi e in Italia è stato via via definanziato, già con la riforma Moratti che privatizzava l’istruzione obbligatoria abbassandone la soglia e poi con l’inazione dei vari ministri Mussi, Fioroni, preoccupati di salvaguardare posizioni dominanti e parificare scuola pubblica e privata, finanziando quest’ultima e esternalizzando le competenze della prima.
La scure dei tagli e dei proveddimenti punitivi si è abbattuta dapprima sulla scuola primaria con l’attentato al tempo pieno, alla compresenza e alla programmazione didattica che fanno dell’istruzione elementare italiana la migliore al mondo; quindi sull’Università con il ddl approvato lo scorso ottobre e i cui primi effetti sono la riduzione drastica dei ricercatori a contratto, la definitiva gerarchizzazione dei docenti, la riduzione di risorse per premiare le Università virtuose (del nord) e lasciare alle baronie privilegi e prebende, nonché il reclutamento affidato a commissioni di esperti che giocano a mosca cieca con carriere e raccomandazioni, insieme a manager privati e a.d. semipubblici. Infine sull’istruzione superiore con l’aumento di alunni per classe, la circolare Brunetta sui fannulloni e la riduzione delle risorse per le scuole superiori.
Ma lo scorso anno il movimento dell’Onda, formato da studenti, ricercatori, insegnanti e famiglie, ha frenato gli impeti “riformatori” del governo, imponendo un benefico rallentamento alla distruzione dei beni comuni – malgrado i tentativi violenti di delegittimazione e la pervicacia del Ministro dell’Istruzione nel realizzare lo scempio.
I risultati ottenuti dall’Onda non sono trascurabili: aver impedito l’attuazione del “maestro unico” nelle scuole elementari, aver rallentato l’entrata in vigore della legge 133 nelle Università; aver soprattutto posto in Italia la questione della pubblica istruzione come non si faceva dagli anni Settanta dello scorso secolo. Aver affermato l’insuperabile difesa del “comune” contro gli assalti concentrici di vecchi e nuovi liberismi che, in nome della meritocrazia, della sussidiarietà e della razionalizzazione pretendono di distruggere ciò che la Costituzione ha posto a fondamento di uno Stato democratico: la pubblicità e la laicità della ricerca e della formazione.
Ma le lotte intraprese lo scorso anno hanno ottenuto anche un altro importante risultato: aver spostato quel poco di dibattito pubblico sul welfare dalle condizioni miserabili in cui è impiegato il lavoro materiale a quelle in cui è possibile la conoscenza, in tutte le sue articolazioni. I movimenti che in questi anni si sono battuti, insieme con i precari, le donne, le reti per i diritti civili, e i comitati che sono sorti per contrastare grandi opere e costruzione di servitù militari, discariche e termovalorizzatori, patrimoni immobiliari e rendite, hanno infatti posto al centro dell’attenzione rivendicazioni generali dell’intera società civile: la libertà di ricerca e l’uso delle tecnologie; le potenzialità del lavoro immateriale; l’accesso al reddito e la costruzione di un nuovo welfare non più incentrato sulle differenze tra garantiti e non, tra lavoro e non lavoro, ma sulle possibilità per tutti di un reddito adeguato alle condizioni di esistenza del terzo millennio.
Il paradigma per riformulare completamente luoghi e temi di un contratto sociale all’altezza dei tempi è oggi costituito da ciò che i governi vogliono distruggere: la ricchezza non monetizzabile della conoscenza e dell’ informazione, la produzione e circolazione non privatistica dei saperi e delle tecnologie che costituiscono snodi strategici di risignificazione delle società post-capitaliste.
Le lotte nelle scuole e nelle Università hanno ribadito il carattere comune di beni che confliggono con l’estensione del dominio e hanno promosso una soggettività plurale che attraversa una generazione a cui si tenta di togliere il futuro.
E’ per tutto questo, ma soprattutto per difendere l’eccedenza che inerisce ad ogni produzione di conoscenza, di sapere e ad ogni luogo di circolazione, che sono nati comitati spontanei e coordinamenti di studenti, genitori e insegnanti, di lavoratori dell’istruzione e docenti universitari, talvolta anche di dirigenti scolastici, che continuano ad affermare il diritto ai beni comuni, a non pagare la crisi, a non farsi sottrarre risorse.
D’altra parte il disegno del Ministro dell’Istruzione è, per chi ancora avesse dubbi, ormai chiaro: sostituire alla rappresentanza consigli di amministrazione che decidono non in base alla qualità della ricerca ma ai posizionamenti sul mercato dei singoli istituti e facoltà. Eternizzare la precarizzazione bloccando qualsiasi prospettiva di impiego.
Nello stesso capitolo deve essere rubricato il ddl Aprea sull’istruzione superiore che prevede la trasformazione delle scuole in aziende private, con un consiglio d’amministrazione che sostituisce il consiglio d’istituto; la sparizione della RSU e della contrattazione decentrata, che sarà decisa da enti bilaterali incaricati di distruggere i Contratti Nazionali di lavoro; la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici; l’espulsione già in atto dei precari senza distinzioni; la gerarchizzazione degli insegnanti all’interno delle singole scuole; la lesione della libertà di insegnamento; tutto questo corre in parallelo con l’immiserimento della didattica, la riduzione della docenza ad addestramento, degli studenti ad obbedienti esecutori di ordini, pronti ad entrare nel mercato precario del lavoro in una scuola normalizzata, che ritorna alla punizione e alla repressione delle diversità.
Ecco le ragioni per cui questo progetto arrogante deve essere battuto.
Dev’essere sconfitta la filosofia che “anima” questi provvedimenti; l’infame scelta dei tagli, degli investimenti a breve, dell’opportunismo che pretende di uscire dalla crisi non con l’implementazione dei beni comuni, dell’innovazione e dell’eccedenza del sapere, ma con il razzismo e la xenofobia, la violenza e l’ignoranza, la menzogna e l’intrigo.
Ecco le ragioni per le quali tutti/e coloro che si battono per il comune sono irrappresentabili e non ci stanno a mettere la firma sotto contratti che penalizzano tutte le categorie della pubblica istruzione.
Ecco le ragioni per battersi per saperi davvero liberati, spazi autogestiti e autoformazione; perché tra le rovine delle Università e i dissesti della scuola la potenza del sapere è irriducibile al dominio.
Ecco perché, al posto di singole progettualità, sono da costruire soggettività; al posto di elemosine, reddito e risorse; invece che concertazione c’è da pretendere ciò che ci spetta, subito.
Quale ricerca e quale istruzione difendo?
- Quella non asservita al capitale e al mercato, in cui i fondi pubblici sono destinati a implementare la gratuità e la condivisione del sapere, l’autoorganizzazione e l’autogestione.
- Quella che abbia una reale qualità formativa, non un simulacro educativo in cui proliferano corsi e corsetti sponsorizzati da privati, aziende, esperti esterni.
- Quella che separa governance e didattica, amministrazione e ricerca. Mi batto per l’autovalutazione e aborro qualsiasi meccanismo di controllo sul sapere e sulle sue figure.
- Difendo la ricerca di base come presupposto della ricerca applicata.
- Mi batto per la fuoriuscita dalla devastante tenaglia pubblico-privato e della sussiadierietà che in nome del diritto allo studio, discrimina e divide.
- Difendo la cooperatività e l’indipendenza del lavoro cognitivo e delle reti, e combatto la precarietà.
- Voglio accesso ad un reddito di base, universale e incondizionato, unico elemento possibile di trasformazione, oltre la sostenibilità, dell’attuale modello di sviluppo.
Per questi motivi mi asterrò personalmente da ogni forma di contrattazione decentrata e denuncerò in ogni sede lo stato attuale in cui versa il bene comune dell’istruzione.
Prof. Paolo B. Vernaglione
RSU d’Istituto – Liceo “L. Manara” - Roma
Illegalià contro la costituzione:
Questa volta l'esecutore è Robero Maroni anche se il mandante è sempre lo stesso: il governo Berlusconi.
In effetti è stato un trucco ben congegnato nei confronti di chi pensava di dover cercare i 103 milioni di Euro destinati al pagamento dei libri di testo per gli alunni delle scuole elementari nella tabella n. 8 del bilancio dello stato, la tabella relativa al Ministero degli interni.
All’interno di quella tabella, al capitolo 7.243 non è rimasto proprio niente dei 103 milioni destinati all’acquisto dei libri di testo per i due milioni e mezzo di alunni delle elementari e potevano passare anche inosservati visto che erano soldi che dovevano essere trasferiti ai Comuni perché sono i Comuni a sostenere le spese per i libri degli alunni.
Non è una botta da poco per 2,5 milioni di famiglie che dovranno aggiungere, in media, una cinquantina di Euro alle spese per la scuola (astucci, cartelle, grembiuli, atlante, vocabolari, tassa deliberata dal consiglio di circolo, gite, ticket per la mensa, materiale di pulizia….) che già superano in media i 2.000 Euro l’anno solo per i figli che frequentano le elementari.
Ma la botta più forte è quella che viene inferta alla Costituzione Repubblicana.
Infatti l’articolo 34 della Costituzione recita:“ L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
I libri di testo gratuito alle elementari erano l’unico baluardo del dettato costituzionale largamente inattuato visto che alle medie i libri sono stati sempre pagati dai genitori, visto che anche alle elementari le spese sono state perennemente in crescita.
Il rischio, in questo frangente, è che i genitori siano succubi di un “buon senso” strisciante che elimina i principi ed il senso dell’”obbligo gratuito” costituzionale. Già serpeggiano nelle scuole, per altre spese, frasi fatte, di insegnanti e genitori ben pensanti che dicono: “ …ma che vuoi che siano 20 euro, con tutto quello che spendiamo per questi nostri figli!”, oppure “….capisco chi non ce li ha …ma chi lavora in due cosa vuoi che siano…” e pensano anche di fare una “bella figura”.
A questi genitori ed insegnanti diciamo che non è il caso di banalizzare il testo costituzionale dell’obbligo gratuito, è su queste parole che si fonda il carattere universale del diritto all’istruzione, è su questo principio che la legislazione scolastica ha prodotto il meglio del suo valore formativo e della sua efficacia (scuola pubblica, integrazione, inclusione, rispetto degli alunni, laicità, Tempo Pieno, giudizi come valutazione, programmazione didattica, scuola dell’infanzia, scuola media unica….). E’ stata la violazione e l’aggiramento di questi principi che ha prodotto il peggio e l’inefficacia, anche didattica (parità scolastica e finanziamenti alla scuola privata, aziendalizzazione e privatizzazione della stessa scuola pubblica, cialtroneria, illegalità e inefficacia dei percorsi scolastici).
Questi stessi principi, obbligatorietà e gratuità, hanno fondato e reso esigibili diritti i cui costi dovevano essere affrontati con le risorse della fiscalità generale che la stessa Costituzione perciò definiva progressiva rispetto alle possibilità economiche, tanto che ancora nel 1974 al momento in cui fu istituita l’Irpef l’aliquota più alta della tassazione personale era del 72% (per redditi superiori a 500 milioni di lire che oggi sarebbero 250 mila euro) rispetto alla aliquota massima di oggi del 43% (per i redditi oltre i 75.000 euro).
Penso che in questo frangente si debba scendere in lotta immediatamente per difendere ad un tempo la Costituzione della Repubblica, il senso e la qualità della scuola pubblica, la condizione economica delle famiglie.
Da subito con iniziative di scuola , di quartiere, di paesi e città nei confronti del Ministero e del governo (prefetture, comuni) con la partecipazione di cittadini, genitori, alunni, studenti “dall’infanzia all’università”.
Piero Castello
Nonno del Coordinamento Crispi
mercoledì 25 novembre 2009
Il giallo della gratuità dei libri di testo delle elementari
L'on. Ghizzoni del Pd ha parlato di scippo di 103 milioni di euro a danno degli alunni della primaria e ha chiesto al ministro Gelmini di ripristinare i fondi già previsti.
Un comunicato della Cisl-scuola ha invece precisato che, a suo parere, i 103 milioni di euro di cui si sta parlando non riguarderebbero la scuola primaria - per la quale una legge del 1964 assicura la gratuità - bensì la scuola secondaria di I grado e il biennio dell'obbligo nella superiore.
Un comunicato del Miur ha assicurato che per il 2010 i fondi per la gratuità dei libri di testo agli alunni della scuola primaria sono assicurati.
A questo punto è rimasta, tuttavia, l'incognita di quel taglio di 103 milioni per fornitura di libri di testo. Quale settore riguarda?
Abbiamo verificato la questione e abbiamo rilevato che i 103 milioni di euro (più precisamente, 103.291.000) costituiscono da diversi anni il fondo da assegnare alla Regioni per la fornitura gratuita e semigratuita dei libri di testo a studenti, in fascia dell'obbligo, della secondaria appartenenti a famiglie con basso reddito.
Nell'ultima assegnazione effettuata, 77.468.250 euro sono stati destinati a sostegno di alunni della secondaria di I grado e 25.253.000 per quelli del biennio delle superiori per totale complessivo, appunto, di 103,291 milioni di euro.
I 103 milioni di euro per libri di testo non riguarderebbero, dunque, la scuola primaria.
da
tuttoscuola.com
sabato 21 novembre 2009
A proposito di continuità didattica e scuola pubblica
Fra i tanti lutti che la scuola italiana celebra quest’anno, c’è anche quello della continuità didattica. Ci viene in mente perché tanti ne parlano, pochi sanno che è morta. Si tratta del principio per cui agli alunni, alla scuola, fa meglio cambiare pochi insegnanti e che è sicuramente un bene che un insegnante abbia un rapporto con una classe che sia il più possibile duraturo, sia per la trasmissione dei rudimenti di una disciplina, sia per la qualità dell’apprendimento, in cui i risvolti relazionali giocano un ruolo fondamentale. Eppure, in tutte le scuole la continuità è ormai una rarità, e perdere il proprio insegnante, se studenti, o le proprie classi, se docenti, nel passaggio da un anno all'altro, è esperienza più che frequente.
Il principio della continuità didattica è ormai costantemente minacciato da fattori diversi, molti dei quali sono l’effetto delle novità introdotte da quell’insieme di provvedimenti che va sotto il nome di riforma Gelmini. Si pensi, per la scuola elementare, a quello che è successo con la scomparsa del sistema dei moduli e con l’introduzione di un maestro prevalente: una classe che lo scorso anno aveva tre insegnanti che coprivano il monte ore settimanale, quest’anno avrà un maestro prevalente per 22 ore e una serie di altri insegnanti, tra i quali non è affatto detto che ci siano quelli dell’anno precedente, per le ore restanti; la continuità didattica è di fatto interrotta e lo sarà tutti gli anni, almeno per quanto riguarda i maestri che ruotano intorno a quello prevalente. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado è invece il passaggio di tutte le cattedre a 18 ore di lezione a creare un principio costante di discontinuità. Inoltre, in tutti gli ordini di scuola, l’aumento del numero degli alunni per classe e la conseguente riduzione delle cattedre hanno creato e continueranno a creare insegnanti soprannumerari che saranno costretti a lasciare la scuola in cui si trovano e dunque inevitabilmente le proprie classi.
Alla luce di queste osservazioni ci sembra quanto meno riduttivo imputare la mancanza di continuità didattica solo alla mobilità dei docenti, come ha fatto in alcune dichiarazioni la Ministra, dicendo di voler limitare la mobilità del personale, in modo da ridurre la girandola delle cattedre, o come fa la Fondazione Agnelli che, in uno studio recente, arriva ad identificare il tasso di mobilità con il tasso di discontinuità didattica d’istituto tout court e propone di disincentivare gli insegnanti alla mobilità. Da un lato, come si è visto, la mobilità dei docenti è spesso obbligata e d’altra parte bloccare i trasferimenti non servirebbe a ridurre la discontinuità che è data da una sorta di ‘mobilità interna’ dei docenti che ruotano sulle classi.
Nella nostra esperienza quotidiana, il diritto degli studenti e il diritto dei docenti sono dalla stessa parte, dalla parte della scuola pubblica: le classi che perdono i propri insegnanti e gli insegnanti che perdono le proprie classi sono vittime di alcune decisioni prese proprio dalla Ministra che si erge a paladina della continuità. Di fronte ai cambiamenti in corso nella scuola italiana, sentiamo l’esigenza di una riflessione che parta dalla realtà che si è determinata in questi ultimi anni, e provi a ricostruire un sistema di valori al cui centro ci sia un’idea di scuola come ‘lo’ spazio di crescita della società, esercitando una critica radicale all’idea di scuola subalterna, aziendale e nemica della cultura come quella che si sta avanzando.
Simona Luciani, Maria Cristina Zerbino
domenica 15 novembre 2009
- Con chi rimangono gli alunni quando manca l’insegnante?
- C’è personale sufficiente a garantire la sorveglianza e la sicurezza degli alunni? Le classi hanno mantenuto i loro insegnanti?
- Quanti insegnanti ruotano attorno ad una stessa classe della scuola elementare, media e superiore?
- Sono ancora garantite le attività di recupero per gli alunni che ne hanno più bisogno?
- Il numero degli insegnanti è ancora sufficiente per consentire le uscite didattiche?
- È aumentato il numero di alunni per classe?
- È aumentato il costo diretto della scuola per le famiglie?
- I precari licenziati (bidelli, amministrativi e insegnanti) erano davvero superflui?
- È garantito l’insegnamento alternativo alla religione?
Planetarietà (Via P. Falconieri 84, Roma)
giovedì 5 novembre 2009
Ecco alcuni degli argomenti di cui ci piacerebbe discutere
Di fronte ai cambiamenti in corso nella scuola italiana, sentiamo l’esigenza di una riflessione che parta dalla realtà che si è determinata in questi ultimi anni, e provi a ricostruire un sistema di valori al cui centro ci sia un’idea di scuola come ‘lo’ spazio di crescita della società, esercitando una critica radicale all’idea di scuola subalterna, aziendale e nemica della cultura come quella che si sta avanzando.
Continuità didattica
Si tratta del principio per cui agli alunni, alla scuola, fa meglio cambiare pochi insegnanti e che è sicuramente un bene che un insegnante abbia un rapporto con una classe che sia il più possibile duraturo, sia per la trasmissione dei rudimenti di una disciplina, sia per la qualità dell’apprendimento, in cui i risvolti relazionali giocano un ruolo fondamentale. Eppure questo principio è oggi seriamente messo in discussione e la continuità è sempre di più un miraggio.
Gestione delle supplenze
In tutti gli ordini di scuola vi è ormai un’emergenza supplenze che viene affrontata con ‘rimedi’ vari: le classi vengono divise o accorpate in spregio alle regole sulla sicurezza, oppure affidate ai bidelli (come se non avessero già abbastanza da fare, visto che sono sempre di meno) o lasciate semplicemente sole. ‘Soluzioni’ già viste che quest’anno sono all’ordine del giorno e a cui si affiancano novità sconcertanti come l’invito, completamente fuorilegge, in alcune scuole elementari di utilizzare per le supplenze le ore di programmazione.
Compresenze
Nella scuola della meritocrazia e del voto in decimi, sembra che debbano sparire, come per incanto, tutte le difficoltà degli alunni: i più fragili, i più deboli saranno semplicemente più soli. Tutte le attività di recupero e di sostegno, garantite prima da alcune ore di compresenza in classe di due insegnanti, sono ora fortemente limitate: le compresenze sono diventate uno spreco che deve essere eliminato.
Sicurezza
Quello della sicurezza è un argomento centrale e estremamente delicato. Vari sono gli aspetti dei nuovi provvedimenti che suscitano perplessità:
- aumento del numero di alunni per classe
- diminuzione del personale ATA ai piani per gestire entrate e uscite, accompagnare i bambini al bagno, vigilare, garantire, anche se solo in parte l’igiene e la pulizia
- accorpamento di classi o divisione degli alunni in altre classi in mancanza di un docente
- sicurezza degli edifici
- mancanza di manutenzione, aggravata negli ultimi anni da tagli dei finanziamenti alla scuola pubblica.
Uscite didattiche
Ancora sicurezza. Perché le uscite possano essere effettuate, è necessaria la presenza di un insegnante ogni 15 alunni: con l’eliminazione delle compresenze è più difficile realizzarle. La prassi consolidata delle uscite didattiche, come modalità diversa di insegnamento e apprendimento, è fortemente messa in discussione. Ma la didattica sembra non essere al centro della riflessione sulla scuola. L’unica preoccupazione è che i conti tornino.
Attività alternativa alla religione
Nella generale diminuzione dei diritti, e di fronte alla messa in discussione della stessa attività didattica ordinaria non è marginale ribadire il diritto a un tempo scuola di qualità per chi non si avvale dell’insegnamento dell’educazione cattolica. Sempre più spesso le scuole non riescono a garantire un insegnamento alternativo alla religione: nei casi più fortunati gli alunni devono lasciare la propria classe e seguire le lezioni su argomenti imprecisati in spazi improvvisati come i corridoi, nei casi peggiori vengono parcheggiati in altre classi e lasciati a loro stessi. Così, nella scuola secondaria, gli studenti sono lasciati soli a svolgere attività di studio individuale, cioè a vagare per la scuola, quando, come spesso accade, non ci sono spazi disponibili per accoglierli. Sono sempre più rare le scuole che offrono un’attività alternativa degna di tale nome.
Rivalutazione della figura del "lavoratore" della scuola
Ormai da diversi anni ha avuto luogo una progressiva svalutazione della figura di quanti lavorano nella scuola. Gli insegnanti, cui pure tutti affidano i propri figli per diverse ore al giorno, godono di uno scarso riconoscimento sociale e sono considerati dei privilegiati che lavorano poco, che hanno "tre mesi di vacanze l'anno" etc. etc. Si notano facilmente le loro eventuali carenze, ma si dà per scontato quanto di buono realizzano ogni giorno, con impegno e professionalità. Allo stesso modo, il lavoro del personale ATA, dai bidelli a coloro che prestano servizio nelle segreterie, è da un lato poco conosciuto, dall'altro poco considerato.
Riconoscere la dignità di questo lavoro nella difficile società attuale e nella scuola di oggi, tagliata in mille modi, ci sembra una priorità. Si parla tanto di meritocrazia, ma poi sono pochissimi gli strumenti reali per valutare ed apprezzare, ad esempio, la qualità del lavoro dei docenti che, di là dalle ore svolte in classe, hanno spesso un carico di lavoro non indifferente e che resta assolutamente ‘sommerso’. Aprire una discussione su questo argomento è fondamentale perché la scuola è fatta da chi ci lavora (dagli studenti ai bidelli) e non può esistere una scuola di qualità se chi la fa è, per vari aspetti, squalificato.
Sediciscuola il blog
- Uno spazio aperto di discussione sul tema della scuola, della scuola pubblica, dal punto di vista delle scuole del Municipio XVI (e non solo).
- Uno sguardo dal basso, per parlare e far parlare di scuola, per ripartire dalla realtà che viviamo quotidianamente nelle nostre scuole come lavoratori della scuola, genitori, docenti, studenti.
- Un luogo di incontro per mettere in comune storie, esperienze, proposte.
- Un’occasione di informazione e di partecipazione virtuale, ma non per questo meno reale per sapere cosa si muove nelle realtà scolastiche del nostro territorio: perché spesso è difficile trovare il tempo per prendere parte a incontri, riunioni, assemblee…
Rivolto a genitori, docenti, studenti, lavoratori della scuola e a chiunque ritiene che il tema della scuola lo riguardi