domenica 25 luglio 2010

Legittimità: un interesse generale - di Marina Boscaino

Da che parte state? Domanda per le istituzioni governate dal centro sinistra, tranne le province di Bologna, Pistoia e Vibo Valentia e qualche comune toscano. Loro lo sanno e lo dicono: hanno proposto, infatti, l’intervento ad adiuvandum per l’udienza del 19 luglio, nella quale il Tar del Lazio deciderà se confermare la sospensiva delle circolari su iscrizioni e organici della scuola. Il ricorso era stato presentato da Per la Scuola della Repubblica e altre associazioni, che hanno raccolto 755 firme (docenti, Ata, studenti, genitori) e si somma ad un’analoga azione intentata dalla Cgil, convocata dal Tar per lo stesso giorno. Qualora dovesse essere confermato il precedente pronunciamento, le due circolari verrebbero inficiate, poiché hanno definito effetti della cosiddetta “riforma” prima che essa diventasse legge: un’anomalia sconcertante che più volte ho segnalato da queste pagine. Dopo la sospensiva, ai proponenti è sembrato scontato chiedere supporto agli enti locali: Gelmini era tenuta per legge, prima di definire gli organici, a sentire Conferenza Unificata Stato-regioni ed Enti locali; ma si è proceduto ai tagli senza il preventivo parere. Quale occasione migliore per ribadire le prerogative delle regioni, troppo spesso scavalcate dal ministro? È vero che la deriva regionalista è uno dei pericoli maggiori che minaccia oggi la scuola e che bisogna combatterla; ma da dove partire, se non dalla legge, per affermare la certezza del diritto?
La risposta è stata ambigua e deludente: dopo proclami e dichiarazioni contro i tagli, gli amministratori locali “amici” non se la sono sentita di sbilanciarsi più di tanto. Diverso, per fortuna, l’atteggiamento del presidente della Provincia di Bologna, Draghetti, che ha sottolineato che l’appoggio ad adiuvandum del ricorso è un'operazione legata ''alle fatiche che abbiamo vissuto quest'anno anche come ente locale, in assenza di qualsiasi tipo di interlocuzione''. Per descrivere ''il modo in cui viene trattata la scuola'', Draghetti ha sottolineato che quest’anno ''non siamo neppure riusciti a fare uscire la guida con tutte le informazioni. Non abbiamo certezze''. Se Pistoia e Vibo Valentia usano il medesimo atteggiamento, cosa fanno tutti gli altri enti locali? La Regione Emilia Romagna parla di problemi legati a “conflitto di competenze”. Il legale dei ricorrenti, Mauceri, spiega: “Non esiste conflitto, perché le regioni – come si è detto [ndr]- hanno in primo luogo un interesse specifico ad appoggiare il ricorso, se non addirittura a proporne uno autonomo, essendone state violate le prerogative. In secondo luogo non si tratta in questo caso di intervenire in un giudizio promosso da insegnanti e genitori contro altri insegnanti e genitori, da alcuni cittadini contro gli interessi di altri cittadini; il ricorso è stato proposto da un gruppo di cittadini, ma per un interesse comune a tutti: la qualità della scuola. L’intervento ad adiuvandum quindi tutelerebbe anche gli interessi di chi non ha sottoscritto il ricorso, ma che subisce comunque i danni delle politiche scolastiche”. Di cosa devono farsi portavoce gli enti locali se non di un interesse generale collettivo – la qualità della scuola pubblica – contro una politica di tagli che, dequalificando l’istruzione, colpisce vite e diritti? Qualora il Tar dovesse confermare la sospensiva, verrebbe di fatto ripristinata la situazione dello scorso anno scolastico. Almeno per il 2010-11, niente taglio di ore e di posti: la circolare sulle iscrizioni ha infatti presentato alle famiglie ordinamenti esistenti solo a parole, poiché la riforma non aveva compiuto il suo iter e non era dunque legge dello Stato. Nell’udienza di domani un appoggio concreto delle regioni avrebbe rappresentato una circostanza fondamentale almeno per rendere chiaro ai cittadini chi sta da che parte. Ultimamente abbiamo smarrito l’orientamento. Si sarebbe trattato, insomma, di una scelta politica estremamente significativa. Anche per l’immenso vuoto circostante: alla Festa Democratica a Roma la scorsa settimana, nonostante le sollecitazioni di alcuni proponenti, né Coscia, né Puglisi, responsabile scuola, hanno infatti ritenuto necessario dire una sola parola sul ricorso: la deviazione dalle procedure legittime e l’impegno generoso di insegnanti, Ata, studenti e genitori non sono stati ritenuti importanti quanto ripetuti slogan di maniera. L’impressione è sempre più che per questa “opposizione” la scuola non sia una priorità politico-culturale. La conferma ci viene anche dagli enti locali, che con il loro disinteresse irresponsabile e cinico, con il loro silenzio colpevole stanno delegittimando una lotta che con fatica molti di noi hanno portato avanti.