domenica 28 febbraio 2010

Sentenza della Consulta mette a rischio i tagli di Tremonti

LA CONSULTA rischia di fare saltare i tagli di Tremonti sulla scuola: per gli alunni disabili gravi non si possono mettere limiti al numero di insegnanti di sostegno. E' il parere della Corte costituzionale che considera non in linea con i principi della Carta due commi (il 413 e il 414) dell'articolo 2 della Finanziaria per il 2008. In poche parole, i tagli intervenuti l'anno scorso e due anni fa sull'organico di sostegno sono incostituzionali. Per le associazioni di alunni disabili, in piazza anche tre giorni fa, si tratta di una vittoria.

"La politica condanna i disabili", dicono quelli di Tutti a scuola. Secondo l'associazione che riunisce i genitori di portatori di handicap, la politica condanna i diversamente abili a "non avere insegnanti di sostegno, alla mancanza di continuità didattica, ad avere dirigenti scolastici e insegnanti incompetenti e non aggiornati, alle barriere architettoniche che impediscono di frequentare la scuola, a non avere l'assistenza igienica necessaria, all'assenza di strutture in cui crescere e vivere e ad essere dimenticato". Una denuncia forte che ora può contare dell'importantissima sentenza dello scorso 22 febbraio.

Il pronunciamento, a questo punto, potrebbe riaprire le porte delle aule scolastiche ad un numero considerevole di docenti di sostegno, variabile fra le 10 e le 20 mila unità. Ipotesi che farebbe saltare completamente i conti di Tremonti, deciso a tagliare 87 mila cattedre, e 8 miliardi di euro, in tre anni. La vicenda inizia due anni fa. Il governo Prodi, visto il continuo ricambio di docenti di sostegno per effetto della precarietà degli stessi, decide di stabilizzarne l'organico. Dalle 45 mila, in tre anni, l'organico di diritto salirà a 60 mila unità. Ma, contemporaneamente, stabilisce che gli uffici scolastici regionali non potranno più assegnare posti in deroga ai soggetti gravi: la norma, prevista dalla legge sulla tutela dei disabili, che obbliga ad assegnare un docente di sostegno ad ogni disabile con gravi patologie ma che, non essendo controllabile, fa saltare tutti i conti sul personale.

Dopo pochi mesi, il governo Prodi cadde e il suo successore, nonostante cominciasse a mostrare i suoi limiti, si guardò bene dal modificare la norma. E quest'anno, a fronte di una aumento di oltre 5 mila alunni disabili, l'organico è calato di oltre 400 posti: passando da 90.882 a 90.469 posti. Risultato: parecchi alunni disabili, anche in grave situazione, hanno visto calare le ore dedicate loro dall'insegnante di sostegno. A sollevare la questione di legittimità costituzionale è stato il, Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, al quale si erano rivolti i genitori di una bambina di scuola materna affetta da "ritardo psicomotorio e crisi convulsive da encefalopatia grave" alla quale le ore di sostegno furono addirittura dimezzate.

Le nove pagine di provvedimento fanno il lungo elenco dei principi costituzionali violati dalla norma, che costringeranno per il prossimo anno la coppia Gelmini-Tremonti a rivedere la circolare sugli organici di prossima emanazione. Sono ben 8 gli articoli disattesi dalla norma che pone un tetto ai prof di sostegno. Da tali violazioni deriverebbero "l'impossibilità per il disabile grave di conseguire il livello di istruzione obbligatoria prevista, quello superiore e l'avviamento professionale propedeutico per l'inserimento nel mondo del lavoro", sono "in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei disabili gravi", ne impediscono "il pieno sviluppo, la loro effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese" e introducono "un regime discriminatorio illogico e irrazionale che non tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo così sul nucleo minimo dei loro diritti".
Salvo Intravaia
da www.repubblica,it

venerdì 26 febbraio 2010

ISCRIZIONI: CONTRIBUTO DEI GENITORI SOTTO ASSEDIO

Mentre le famiglie si mettono in fila per iscrivere i figli a scuola sono sempre più numerose le segnalazioni di un uso improprio del contributo volontario dei genitori, usati prima per la tassa sui rifiuti, poi per le visite fiscali e i materiali di pulizia.
Adesso ci si mette pure la circolare ministeriale n. 9537 del 14.12.2009 che dà indicazione alle scuole di utilizzare i finanziamenti non vincolati (fra i quali i più includono il contributo volontario dei genitori) per pagare gli stipendi dei docenti, il fondo incentivante per il personale e la ditta di pulizie.
“È un fatto che le scuole, di fronte a una spesa ingente imprevista, mettono mano ai fondi più accessibili, primo fra tutti il contributo volontario dei genitori” dichiara Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione Genitori A.Ge. Toscana. I genitori debbono tutelare per primi i loro figli, mettendo ben chiaro nella causale che il loro versamento è finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa, così quei soldi entreranno vincolati in bilancio e potranno essere utilizzati esclusivamente a favore dei bambini e della didattica.
In questo modo il genitore ottiene anche il vantaggio di poter detrarre quella cifra dalla dichiarazione dei redditi. La legge 40/2007 stabilisce infatti che hanno diritto alla detrazione del 19% per cento "le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari (...) finalizzate all'innovazione tecnologica, all'edilizia scolastica e all'ampliamento dell'offerta formativa". Ma se la scuola utilizza quei fondi per gli stipendi o per le spese di pulizia la detrazione non spetta più.
www.agetoscana.it , agetoscana@age.it - 328 8424375

giovedì 25 febbraio 2010

Scuole statali in bancarotta

il 14/12/2009 il MIUR con la circolare n. 9537 comunica a tutti i Dirigenti Scolastici che "l'avanzo di amministrazione determinato da residui attivi di competenza di questa Direzione generale va inserito opportunamente nell'aggregato 'Z - Disponibilità da programmare', fino alla loro riscossione".
 
L'11/02/2010 l'on. Ghizzoni (PD) fa un'interpellanza parlamentare urgente in merito (n. 2 - 00613). Il sottosegretario per l'istruzione Giuseppe Pizza risponde affermando che "la sofferenza finanziaria delle scuole ha origine dall'applicazione della cosiddetta norma di salvaguardia, contenuta all'articolo 1, comma 621, lettera b), della legge finanziaria per l'anno 2007". Nella sua replica, l'on. Ghizzoni dichiara che "i trasferimenti dallo Stato alle scuole sono stati progressivamente decurtati tra il 2002 e il 2006, con la guida del governo Berlusconi", che "nel 2007 - anche questo è un dato che è registrato nelle contabilità dello Stato e delle scuole - si è registrato un sostanziale equilibrio nel rapporto fra fabbisogno e finanziamenti reali delle scuole" e che "la sofferenza finanziaria è ricominciata con il 2008, cioè con l'avvento di questa legislatura a guida Berlusconi". Conclude affermando che il Governo si prepara a perpetrare un furto ai danni delle scuole. 
 
Il 22/02/2010, con la circolare alle scuole "Indicazione operative sulla predisposizione del programma annuale", nell'allegato 1, par. 4, il MIUR torna sulla questione 'fondi residui attivi' in questi termini: "Sul punto si fa rinvio a quanto disposto dall'art. 3, comma 3, del D. I. n. 44/2001, il quale stabilisce che gli stanziamenti di spesa correlati all'utilizzazione dell'avanzo di amministrazione possono essere impegnati solo dopo la realizzazione dell'effettiva disponibilità finanziaria e nei limiti dell'avanzo effettivamente realizzato. Pertanto si ribadisce l'opportunità di inserire la quota di avanzo di amministrazione determinata da residui attivi accesi a fronte di finamziamenti di competenza di questa Direzione generale nell'aggregato "Z - Disponibilità da programmare".  
 
Nel frattempo, tutti i Consigli d'Istituto stanno deliberando l'aumento del 'Contributo volontario delle famiglie' per il prossimo a.s., con il quale, negli anni passati, sono stati fatti anticipi di cassa e che, evidentemente, è da considerarsi l'unica entrata certa per il futuro.
 
Con il nostro silenzio ci stiamo rendendo complici della privatizzazione della scuola statale.
 
Cordialmente, Anna Angelucci
(Cittadina italiana, madre di due figli in età scolare, docente del liceo scientifico "L. Pasteur" di Roma) 

mercoledì 24 febbraio 2010

lunedì 22 febbraio 2010

QUALE SVOLTA PER QUALE SCUOLA? Assemblea pubblica delle scuole del XVI Municipio

 In questi giorni le famiglie si trovano a scegliere la scuola superiore alla quale iscrivere i propri figli senza avere una chiara consapevolezza delle novità che le attendono. La nuova impostazione della  scuola superiore prevede infatti dei drastici tagli orari e un riordinamento complessivo dei vari indirizzi di studio, che seguono ai pesanti ridimensionamenti già operati alle elementari e alle medie. Inoltre in molte scuole i dirigenti scolastici non hanno fondi sufficienti per garantire il normale funzionamento della didattica, causando un crescente decadimento della qualità del servizio.

L’assetto della nuova scuola secondaria è caratterizzato in questo momento da una grande incertezza che riguarda l’applicazione pratica della riforma stessa. Gli unici dati certi sono:

-       la netta separazione dei curricula tra licei e scuole tecnico-professionali;

-       la progressiva privatizzazione della scuola pubblica;

-       l’omologazione culturale a causa della cancellazione delle sperimentazioni.

Intanto sta proseguendo il suo cammino la proposta di legge n.953 (DDL Aprea) che prevede:

-       la trasformazione delle scuole in fondazioni;

-       la costituzione di un consiglio di amministrazione capace di decidere l’indirizzo delle istituzioni scolastiche;

-       la progressiva privatizzazione del servizio pubblico attraverso l’introduzione di forze esterne che ne determinano gli orientamenti.

Per avviare quel confronto democratico finora mancato, invitiamo studenti, genitori, personale della scuola a un’assemblea pubblica che si terrà il giorno 4 marzo 2010 alle ore 16.30 presso l’Aula Magna della Scuola Media “Gianicolo” in via di Villa Pamphili, 7.

Coordinamento genitori e insegnanti Roma Ovest

N.B. Il luogo e la data dell'incontro sono da confermare!!!

Acceleratori di particelle - di Marina Boscaino

La riforma non è ancora passata. La riforma non è ancora passata. La riforma non è ancora passata. Occorre ricordarlo a tutti. A quelle scuole superiori e a quegli insegnanti, che stanno “orientando” i ragazzi delle III medie, configurando una realtà che non è ancora testo di legge. Ai politici della cosiddetta opposizione che – tranne in rarissimi casi – hanno dimenticato completamente di sostenere quella parte degli insegnanti che non ha intenzione di mollare nella battaglia che sta. Ai media, che continuano a parlare – in modo pedestre, disinformato, strumentale - di riforma approvata e di “nuova scuola”, quando non ad usare toni trionfalistici decisamente inopportuni rispetto alla dismissione di cultura ed emancipazione che i nuovi assetti configurerebbero. Per la cronaca, anche se – a quanto pare – nel Paese del Tg di Minzolini e dei suoi fan questa è una questione di noiosi dettagli, i regolamenti devono ancora passare al vaglio della Corte dei Conti, alla firma del Presidente della Repubblica, per poi essere pubblicati in Gazzetta. Questo finché un qualche colpo di mano, un qualche anelito alla “semplificazione”, alla “non burocrazia”, alla “modernità” (alcune delle parole che stanno mandando a  gambe all’aria il nostro Paese) deciderà di confinare in cantina quest’iter costituzionale, come si fa per le cose che un tempo ebbero valore, ma che ora non sono più adatte. E che prima poi avremo il coraggio di rottamare.

Residuale comunità di individui non  interessanti per la continuazione della specie: ecco come nel nostro Paese si sente chi pensa che le procedure democratiche debbano ancora rispettate. Una sensazione sgradevole, spalle al muro, minoranza e minorità, impotenza di una sconfitta che è nei fatti. I regolamenti delle “nuove” superiori costringeranno le scuole – luoghi di promozione ed esercizio della legalità - a cominciare il prossimo anno con il regime “riformato”, nonostante abbiano ottenuto il parere negativo di tanti organismi preposti. Il Consiglio di Stato, pur rettificando il no iniziale, ha rilevato aspetti sostanziali, ai quali il Governo ha implicitamente risposto: non importa, andiamo avanti lo stesso.  Infatti ha approvato “riordino e semplificazione” della scuola superiore targati Tremonti-Gelmini, tandem esplosivo di abilità ragionieristica e analfabetismo costituzionale. Su quali richiami si sta soprassedendo? Il CdS ha chiesto di eliminare dai regolamenti il comitato tecnico-scientifico, che sconfinerebbe nelle prerogative del collegio docenti e del consiglio di istituto. Nella nuova stesura, è previsto che quell’organismo diventi opzionale (come se non si sapesse cosa bolle in pentola con l’introduzione del consiglio di amministrazione nelle scuole, ddl Aprea). Soprattutto, il CdS ha chiesto di disciplinare con disposizione con contenuto normativo tre temi strategici (le Indicazioni Nazionali – i cosiddetti “programmi” -; gli indicatori per valutazione e autovalutazione; l'articolazione delle cattedre, che vuol dire: come portarle tutte a 18 ore di lezione effettiva, per tagliare di più e ridurre le scuole  in ginocchio, privandole del personale disponibile per fare le supplenze). Tematiche “calde” per il funzionamento delle scuole. Le Indicazioni, peraltro, coinvolgono anche la dimensione e le scelte culturali della comunità nazionale. Nella prima bozza di regolamento quelle materie venivano affidate a decreti “aventi natura non regolamentare”. Ora, dopo il richiamo, la formula è stata sostituita con “decreti”. “Si mantiene pertanto il carattere non normativo, a differenza di come aveva suggerito il CdS; e si ribadisce la deroga al potere regolamentare che la legge aveva attribuito al Governo nel suo insieme e non al singolo ministro” così chiarisce l'avv. Corrado Mauceri.

  

E’ bene comprendere che, se il suggerimento fosse stato accolto, si tratterebbe di riattivare un iter (con nuovi passaggi al Consiglio dei Ministri e agli organi consultivi e di controllo) che metterebbe in forse la riuscita dell'operazione entro l'1 settembre 2010. Non è un caso la fretta che Gelmini ha di far partire subito la “riforma”: solo in quel modo si terrà fede alla previsione di taglio che Tremonti ha ipotizzato nella Finanziaria 2009 per l'anno corrente, il solo motivo dell'intera “riforma”. Sbagliamo a chiedere procedure certe? Io credo di no. La “riforma” è stata già sottratta al dibattito parlamentare. Se ammettiamo che l'iter venga considerato un rituale da rispettare nella forma, ma non nella sostanza, compiamo un grave arretramento in termini di tutela di diritti collettivi, di legalità. Peraltro non sono ancora stati pubblicati i regolamenti definitivi, ma solo i quadri orario. E non sul sito del ministero, ma su quello dell’Ansas (Agenzia Nazionale Supporto Autonomia Scolastica, ex Indire): in questo modo il Miur ha pensato di placare le ansie delle scuole che potranno così propagandare declinazioni di discipline, ipotizzare perdite, immaginare indirizzi alternativi, stornando la già scarsa attenzione da ciò che è molto più importante. Ancora di più limitare l’attenzione al proprio piccolo orticello, quando qui si sta configurando, invece, l’indebolimento globale dell’intero sistema di istruzione, svenduto alle urgenze di Tremonti.  La “riforma” è stata ridotta ad un mucchio di quadri orario: che tagliano, impoveriscono, limitano, ignorano. Ma che sono l’unica cosa che fino a questo momento ha interessato la maggior parte degli insegnanti e degli istituti. Senza progettualità culturale, senza respiro didattico e pedagogico. In questo senso, sì, coloro che ci governano sono coerenti con il proprio mediocre dilettantismo.Il problema è che quasi nessuno trova nulla da ridire.

Un po' poco, per una “riforma epocale” che dovrebbe partire tra pochissimi mesi. La verità è i testi dei regolamenti non sono pubblicati per il semplice fatto che, in particolare quelli dell'istruzione professionale, non sono ancora pronti. C'è il problema degli accordi con le regioni, in quel segmento della scuola che avrà 20 facce diverse. Così come quello delle qualifiche professionali, di cui manca un repertorio nazionale. Insomma, un testo approvato che non si può leggere, perché ancora rimanipolato nella sostanza dirimente di un segmento fondamentale – il più critico – dell’intero sistema di istruzione superiore. Intanto, in attesa del parere vincolante della Corte dei Conti e della firma di Napolitano, nulla è/span>  veramente legge, se non nelblob mediale. Ricordiamolo bene, ricordiamolo a tutti. A quelli, soprattutto, che pensano che in questo Paese le leggi si facciano attraverso demagogici annunci televisivi.

Nel silenzio generale, a Bologna la scorsa settimana sono state occupate 10 scuole. La stampa nazionale non ne ha parlato. I “resistenti”, d’altro canto, non demordono: il 13 marzo convegno di Per la Scuola della Repubblica, insieme al Coordinamento delle Scuole Secondarie e il Coordinamento Insegnanti Precari a Roma, proprio per sottolineare queste italianissime anomalie.  


da www.pavonerisorse.it/quaderno/accce.htm

venerdì 12 febbraio 2010

Il riordino delle scuole superiori

Chi, da cittadino comune in questi giorni segue i notiziari, può incorrere nell’errore di credere che il riordino delle scuole superiori sia stato varato entro i tempi utili per le iscrizioni  al  prossimo anno scolastico, previste dal 26 febbraio al 26 marzo 2010. Chi invece vive e lavora dentro la scuola, sa che mancano ancora molte tessere nel complicato mosaico del riordino dei licei, dei tecnici e dei professionali. 

Per prima cosa i regolamenti non ci sono: manca ancora il visto della Corte dei  Conti,  l’emanazione del Presidente  della  Repubblica  e  la  conseguente pubblicazione. E non è un cavillo giuridico poiché le scuole saranno costrette a “muoversi” senza i necessari punti  di  riferimento  nella  complicata  fase dell’orientamento.  È strana a tal  proposito la pubblicazione nel sito del Ministero degli allegati al regolamento, pubblicazione che rimarca ancor di più l’assenza del testo normativo. 

La scelta di potenziare le attività di laboratorio, come il TG1 ha annunciato, sarebbe stata vincente. Ma in un istituto tecnico industriale  gli  attuali  studenti dell’indirizzo elettronica e telecomunicazioni fanno 561 ore di attività laboratoriali al biennio contro le 264 ore previste dal riordino; al triennio si passerà invece dalle 990 attuali alle 891 previste dagli allegati su richiamati. 

Altro spunto di  riflessione a proposito di  liceo scientifico tecnologico, sul quadro orario previsto per il nuovo liceo delle scienze applicate chiamato a sostituirlo: perché l’hanno chiamato liceo delle scienze applicate se hanno tolto con i laboratori proprio la possibilità di applicazione?”. 

E’ vero che, soprattutto per i tecnici e i professionali, si attendeva con ansia una riforma che ci avvicinasse all’Europa,  assicurando alle future generazioni  di studenti italiani un’offerta formativa di qualità. Non si contesta a priori, ad esempio, la riduzione del tempo scuola, ma qualcuno vuole provare a spiegare alle famiglie e agli  studenti  che il  prossimo anno frequenteranno il secondo, terzo e quarto anno degli istituti industriali e professionali, qual è la logica della riduzione delle ore in queste classi, stante il fatto che si continuerà col vecchio curricolo? E’ in errore allora chi dice che l’unica politica scolastica sin qui perseguita sia quella dei tagli alla spesa? 

Ritornando poi alle discipline da ridurre,  sarà il Ministero a decidere quali discipline tagliare? O invece da viale Trastevere si limiteranno a porre dei paletti, lasciando alle scuole autonome la decisione? E in questo caso sarebbe pessimistico prevedere l’eventuale formarsi  di  corporazioni  e conseguenti  possibili contrasti nei Collegi dei docenti? Ma la scuola non è, prima di tutto, una comunità? In tale stato di cose, sarebbe urgente un’azione formativa efficace e generalizzata sui docenti, al fine di presentare i punti nodali del riordino e per consentire loro di governare i cambiamenti. E’ chiaro che non ci si riferisce a uno sporadico corso di aggiornamento sulla riforma, ma ad azioni formative che accompagnino con continuità gli insegnanti, ad esempio, nella programmazione per competenze e nell’uso della didattica laboratoriale. 

In ultimo, una dichiarazione degli ultimi giorni del Ministro secondo la quale in tale riordino non è sottesa alcuna ideologia:  dietro tale riordino,  più che un’ideologia, manca proprio un’idea, un’idea di scuola come motore di mobilità sociale per i nostri giovani, un’idea di Paese che fa dell’uguaglianza sostanziale un baluardo a difesa del benessere della collettività e a tutela del progresso sociale. 

Vincenza Piscitello, coordnazdocdir@libero.it 

      

Vincenza Piscitello

Integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana

Leggi il testo della circolare che stabilisce tra l'altro il tetto del 30 per cento.
Siamo sicuri che sia questa l'integrazione di cui la scuola ha bisogno? 
Se l'apprendimento della lingua italiana è così importante (e non solo per gli alunni con cittadinanza non italiana) perché nei licei si tagliano le ore di italiano?

sabato 6 febbraio 2010

Riordino dei licei e degli istituti tecnici

Quante e quali ore vengono tagliate?
Consulta 
i nuovi quadri orari
I nuovi licei: la riforma della scuola secondaria superiore.

Pressappochismo e malafede: il convegno sulla riforma delle superiori

Nella giornata di giovedì 4 febbraio 2010 presso l’ex PalaCisalfa si è svolto un convegno sull‘orientamento alla “nuova” scuola secondaria superiore targata MIUR (Ministero della Pubblica Istruzione), USR (MIUR-Ufficio Scuolastico Regionale per il Lazio) e con docenti ed esperti “del mondo della scuola”  Max Bruschi, consigliere della ministra Gelmini e presidente della cabina di regia della commissione per la riforma dei licei – “La risposta dei nuovi licei all’emergenza educativa” e membro del Gruppo Tecnico di Lavoro per in nuovi Tecnici, Alberto Felice De Toni membro del Gruppo Tecnico di Lavoro per in nuovi Tecnici e presidente della precedente commissione per lo sviluppo dell’istruzione tecnica e professionale, Arduino Salatin, direttore dell’istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa del Trentinoe membro del Gruppo Tecnico di Lavoro per in nuovi Tecnici e altri 'esperti' tra i quali spiccava l'assenza assoluta dei docenti e dei dirigenti scolastici.
L'incontro si è distinto per un incredibile pressappochismo: gli interventi sono stati brevissimi e fumosi e non hanno fatto altro che ripetere vuote parole d'ordine, deludendo in maniera evidente l'uditorio, composto per lo più da dirigenti scolastici in cerca di chiarimenti riguardo alle sorti dei loro istituti. La risposta del direttore generale per gli ordinamenti scolastici del ministero dell'istruzione Mario Dutto, reduce da un incontro con il presidente del Consiglio, è stata semplice e candida: è stato approvato l'ordinamento, ma deve essere ancora precisata l'organizzazione. 
E' stata solo la presenza di un gruppo di insegnanti, precari e non, che ha srotolato uno striscione ("la scuola non si taglia, si moltiplica") che ha fatto emergere in modo chiaro le contraddizioni e le falsità di chi presentava le magnifiche sorti e progressive di un progetto che a tutt'oggi, non ha definizioni precise riguardo le modalità attuative, di chi parlava di orientamento davanti a dirigenti disorientati che dovrebbero orientare le famiglie... E' bastato dire "il re è nudo", cioè "ci state vendendo il vostro fumo ma noi dobbiamo dare risposte concrete a chi ci chiede cosa le nostra scuole offriranno agli studenti dal prossimo anno", perché il tono dell'incontro cambiasse radicalmente. L'Assessore Marco di Stefano, che fino a quel momento aveva invitato coloro che protestavano a "lasciare lavorare", ha poi fatto un intervento in cui si è ricordato che la Conferenza Stato-Regioni aveva dato parere negativo riguardo alla "riforma", che in realtà ha l'unico obiettivo di tagliare.
Quelli che avevano partecipato per saperne di più, per capirci qualcosa, sono rimasti decisamente delusi, le scuole sono nel caos più totale, non sanno cosa raccontare alle famiglie e dovranno aspettare ancora non si sa quanto per avere indicazioni concrete sulla applicazione della cosiddetta riforma. 
Ma almeno la verità è uscita fuori, almeno è stato chiaro che chi ha pensato questa 'riforma' della scuola non sa nulla, che la scuola, di là dagli slogan e dalle belle parole, è considerata da questo governo da un lato un capitolo di spesa da tagliare, dall'altro un mezzo di controllo sociale per cui l'abbassamento della qualità, la possibilità di assolvere l'obbligo anche lavorando, la diminuzione dell'orario e dell'offerta formativa sono un progetto ben preciso che porterà alla distruzione dell'istruzione pubblica.
Maria Z.

mercoledì 3 febbraio 2010

Ora alternativa alla religione


La Gelmini ci riprova? 

 

Con il ministro Gelmini i trabocchetti non hanno mai fine. Ogni circolare contiene un agguato: alla legalità, all’uguaglianza dei diritti di alunni e alunne, alla laicità della scuola.  La recente circolare n.4/ 15 gennaio 2010 relativa alle iscrizioni del prossimo anno scolastico 2010-2011 alle Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado non fa eccezione.  

Al punto 4 “Insegnamento della Religione Cattolica e Attività Alternative” le opzioni per coloro che non si avvalgono dell’irc sono state ridotte dalle quattro fin qui previste a tre, con l’accorpamento arbitrario della voce “studio individuale-nessuna attività” nell’unica voce “attività individuali o di gruppo con assistenza di personale docente”.  La nuova indicazione elimina così il pieno rispetto dello “stato di non obbligo” riconosciuto dalla Corte Costituzionale a coloro che non scelgono l’irc., stato che prevede l’assoluta libertà di scelta riguardo la gestione dell’ora alternativa all’irc. Ma assai più grave, al punto di non poter essere tollerata è la proposta rivolta a genitori e studenti non avvalentisi nell’all.E (il modulo relativo alle opzioni alternative). 

La vicenda ha dell’incredibile. 

Le opzioni da tre sono state ridotte a due, con la soppressione della voce “attività didattiche e formative”,( menzionata peraltro regolarmente al punto 4 della circolare!). Di fatto,dunque, per il prossimo anno scolastico, genitori e studenti potranno scegliere soltanto tra “A .Attività didattiche individuali o di gruppo con assistenza di personale docente”; “B: Non frequenza della scuola nelle ore di irc”  La scomparsa delle “ attività didattiche e formative” in un calderone informe senza un apposito docente nega drasticamente la risposta ai tanti genitori e studenti che a quel diritto si sono fin qui appellati. Le associazioni “ Per la Scuola della Repubblica” e “Coordinamento Genitori Democratici” (CGD) invitano tutti e tutte coloro che hanno a cuore la laicità della scuola a far sentire la propria voce affinché il MIUR provveda con la massima urgenza al reinserimento nell’all.E della voce “attività didattiche e formative” che rappresenta un diritto sancito in sede legislativa. 

“Scuola della Repubblica” e CGD fanno peraltro presente che per l’espletamento di tali attività , nel bilancio dello Stato continuano ad essere previste le somme a carico degli Uffici Scolastici Regionali, come risulta dalla Tabella 7 – Stato di previsione del MIUR per l’anno finanziario 2010- allegata al ddl sulla finanziaria. 

Ciascun USR presenta anche per il 2010 l’indicazione di appositi capitoli di spesa con la dicitura “Spese per l’insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica, con l’esclusione dell’ IRAP e degli oneri sociali a carico dell’amministrazione”.  

Il provvedimento contro il quale rinnoviamo la nostra protesta rappresenta dunque un autentico autogoal!  

Comitato “Per la scuola della Repubblica” associazione onlus –  

COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI ONLUS 

Parere positivo del senato alla riforma delle scuole superiori