venerdì 12 febbraio 2010

Il riordino delle scuole superiori

Chi, da cittadino comune in questi giorni segue i notiziari, può incorrere nell’errore di credere che il riordino delle scuole superiori sia stato varato entro i tempi utili per le iscrizioni  al  prossimo anno scolastico, previste dal 26 febbraio al 26 marzo 2010. Chi invece vive e lavora dentro la scuola, sa che mancano ancora molte tessere nel complicato mosaico del riordino dei licei, dei tecnici e dei professionali. 

Per prima cosa i regolamenti non ci sono: manca ancora il visto della Corte dei  Conti,  l’emanazione del Presidente  della  Repubblica  e  la  conseguente pubblicazione. E non è un cavillo giuridico poiché le scuole saranno costrette a “muoversi” senza i necessari punti  di  riferimento  nella  complicata  fase dell’orientamento.  È strana a tal  proposito la pubblicazione nel sito del Ministero degli allegati al regolamento, pubblicazione che rimarca ancor di più l’assenza del testo normativo. 

La scelta di potenziare le attività di laboratorio, come il TG1 ha annunciato, sarebbe stata vincente. Ma in un istituto tecnico industriale  gli  attuali  studenti dell’indirizzo elettronica e telecomunicazioni fanno 561 ore di attività laboratoriali al biennio contro le 264 ore previste dal riordino; al triennio si passerà invece dalle 990 attuali alle 891 previste dagli allegati su richiamati. 

Altro spunto di  riflessione a proposito di  liceo scientifico tecnologico, sul quadro orario previsto per il nuovo liceo delle scienze applicate chiamato a sostituirlo: perché l’hanno chiamato liceo delle scienze applicate se hanno tolto con i laboratori proprio la possibilità di applicazione?”. 

E’ vero che, soprattutto per i tecnici e i professionali, si attendeva con ansia una riforma che ci avvicinasse all’Europa,  assicurando alle future generazioni  di studenti italiani un’offerta formativa di qualità. Non si contesta a priori, ad esempio, la riduzione del tempo scuola, ma qualcuno vuole provare a spiegare alle famiglie e agli  studenti  che il  prossimo anno frequenteranno il secondo, terzo e quarto anno degli istituti industriali e professionali, qual è la logica della riduzione delle ore in queste classi, stante il fatto che si continuerà col vecchio curricolo? E’ in errore allora chi dice che l’unica politica scolastica sin qui perseguita sia quella dei tagli alla spesa? 

Ritornando poi alle discipline da ridurre,  sarà il Ministero a decidere quali discipline tagliare? O invece da viale Trastevere si limiteranno a porre dei paletti, lasciando alle scuole autonome la decisione? E in questo caso sarebbe pessimistico prevedere l’eventuale formarsi  di  corporazioni  e conseguenti  possibili contrasti nei Collegi dei docenti? Ma la scuola non è, prima di tutto, una comunità? In tale stato di cose, sarebbe urgente un’azione formativa efficace e generalizzata sui docenti, al fine di presentare i punti nodali del riordino e per consentire loro di governare i cambiamenti. E’ chiaro che non ci si riferisce a uno sporadico corso di aggiornamento sulla riforma, ma ad azioni formative che accompagnino con continuità gli insegnanti, ad esempio, nella programmazione per competenze e nell’uso della didattica laboratoriale. 

In ultimo, una dichiarazione degli ultimi giorni del Ministro secondo la quale in tale riordino non è sottesa alcuna ideologia:  dietro tale riordino,  più che un’ideologia, manca proprio un’idea, un’idea di scuola come motore di mobilità sociale per i nostri giovani, un’idea di Paese che fa dell’uguaglianza sostanziale un baluardo a difesa del benessere della collettività e a tutela del progresso sociale. 

Vincenza Piscitello, coordnazdocdir@libero.it 

      

Vincenza Piscitello