giovedì 26 novembre 2009

Illegalià contro la costituzione:

il governo abolisce la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare

Questa volta l'esecutore è Robero Maroni anche se il mandante è sempre lo stesso: il governo Berlusconi.
In effetti è stato un trucco ben congegnato nei confronti di chi pensava di dover cercare i 103 milioni di Euro destinati al pagamento dei libri di testo per gli alunni delle scuole elementari nella tabella n. 8 del bilancio dello stato, la tabella relativa al Ministero degli interni.
All’interno di quella tabella, al capitolo 7.243 non è rimasto proprio niente dei 103 milioni destinati all’acquisto dei libri di testo per i due milioni e mezzo di alunni delle elementari e potevano passare anche inosservati visto che erano soldi che dovevano essere trasferiti ai Comuni perché sono i Comuni a sostenere le spese per i libri degli alunni.
Non è una botta da poco per 2,5 milioni di famiglie che dovranno aggiungere, in media, una cinquantina di Euro alle spese per la scuola (astucci, cartelle, grembiuli, atlante, vocabolari, tassa deliberata dal consiglio di circolo, gite, ticket per la mensa, materiale di pulizia….) che già superano in media i 2.000 Euro l’anno solo per i figli che frequentano le elementari.
Ma la botta più forte è quella che viene inferta alla Costituzione Repubblicana.
Infatti l’articolo 34 della Costituzione recita:“ L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
I libri di testo gratuito alle elementari erano l’unico baluardo del dettato costituzionale largamente inattuato visto che alle medie i libri sono stati sempre pagati dai genitori, visto che anche alle elementari le spese sono state perennemente in crescita.
Il rischio, in questo frangente, è che i genitori siano succubi di un “buon senso” strisciante che elimina i principi ed il senso dell’”obbligo gratuito” costituzionale. Già serpeggiano nelle scuole, per altre spese, frasi fatte, di insegnanti e genitori ben pensanti che dicono: “ …ma che vuoi che siano 20 euro, con tutto quello che spendiamo per questi nostri figli!”, oppure “….capisco chi non ce li ha …ma chi lavora in due cosa vuoi che siano…” e pensano anche di fare una “bella figura”.
A questi genitori ed insegnanti diciamo che non è il caso di banalizzare il testo costituzionale dell’obbligo gratuito, è su queste parole che si fonda il carattere universale del diritto all’istruzione, è su questo principio che la legislazione scolastica ha prodotto il meglio del suo valore formativo e della sua efficacia (scuola pubblica, integrazione, inclusione, rispetto degli alunni, laicità, Tempo Pieno, giudizi come valutazione, programmazione didattica, scuola dell’infanzia, scuola media unica….). E’ stata la violazione e l’aggiramento di questi principi che ha prodotto il peggio e l’inefficacia, anche didattica (parità scolastica e finanziamenti alla scuola privata, aziendalizzazione e privatizzazione della stessa scuola pubblica, cialtroneria, illegalità e inefficacia dei percorsi scolastici).
Questi stessi principi, obbligatorietà e gratuità, hanno fondato e reso esigibili diritti i cui costi dovevano essere affrontati con le risorse della fiscalità generale che la stessa Costituzione perciò definiva progressiva rispetto alle possibilità economiche, tanto che ancora nel 1974 al momento in cui fu istituita l’Irpef l’aliquota più alta della tassazione personale era del 72% (per redditi superiori a 500 milioni di lire che oggi sarebbero 250 mila euro) rispetto alla aliquota massima di oggi del 43% (per i redditi oltre i 75.000 euro).
Penso che in questo frangente si debba scendere in lotta immediatamente per difendere ad un tempo la Costituzione della Repubblica, il senso e la qualità della scuola pubblica, la condizione economica delle famiglie.
Da subito con iniziative di scuola , di quartiere, di paesi e città nei confronti del Ministero e del governo (prefetture, comuni) con la partecipazione di cittadini, genitori, alunni, studenti “dall’infanzia all’università”.

Piero Castello
Nonno del Coordinamento Crispi