domenica 28 febbraio 2010
Sentenza della Consulta mette a rischio i tagli di Tremonti
"La politica condanna i disabili", dicono quelli di Tutti a scuola. Secondo l'associazione che riunisce i genitori di portatori di handicap, la politica condanna i diversamente abili a "non avere insegnanti di sostegno, alla mancanza di continuità didattica, ad avere dirigenti scolastici e insegnanti incompetenti e non aggiornati, alle barriere architettoniche che impediscono di frequentare la scuola, a non avere l'assistenza igienica necessaria, all'assenza di strutture in cui crescere e vivere e ad essere dimenticato". Una denuncia forte che ora può contare dell'importantissima sentenza dello scorso 22 febbraio.
Il pronunciamento, a questo punto, potrebbe riaprire le porte delle aule scolastiche ad un numero considerevole di docenti di sostegno, variabile fra le 10 e le 20 mila unità. Ipotesi che farebbe saltare completamente i conti di Tremonti, deciso a tagliare 87 mila cattedre, e 8 miliardi di euro, in tre anni. La vicenda inizia due anni fa. Il governo Prodi, visto il continuo ricambio di docenti di sostegno per effetto della precarietà degli stessi, decide di stabilizzarne l'organico. Dalle 45 mila, in tre anni, l'organico di diritto salirà a 60 mila unità. Ma, contemporaneamente, stabilisce che gli uffici scolastici regionali non potranno più assegnare posti in deroga ai soggetti gravi: la norma, prevista dalla legge sulla tutela dei disabili, che obbliga ad assegnare un docente di sostegno ad ogni disabile con gravi patologie ma che, non essendo controllabile, fa saltare tutti i conti sul personale.
Dopo pochi mesi, il governo Prodi cadde e il suo successore, nonostante cominciasse a mostrare i suoi limiti, si guardò bene dal modificare la norma. E quest'anno, a fronte di una aumento di oltre 5 mila alunni disabili, l'organico è calato di oltre 400 posti: passando da 90.882 a 90.469 posti. Risultato: parecchi alunni disabili, anche in grave situazione, hanno visto calare le ore dedicate loro dall'insegnante di sostegno. A sollevare la questione di legittimità costituzionale è stato il, Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, al quale si erano rivolti i genitori di una bambina di scuola materna affetta da "ritardo psicomotorio e crisi convulsive da encefalopatia grave" alla quale le ore di sostegno furono addirittura dimezzate.
Le nove pagine di provvedimento fanno il lungo elenco dei principi costituzionali violati dalla norma, che costringeranno per il prossimo anno la coppia Gelmini-Tremonti a rivedere la circolare sugli organici di prossima emanazione. Sono ben 8 gli articoli disattesi dalla norma che pone un tetto ai prof di sostegno. Da tali violazioni deriverebbero "l'impossibilità per il disabile grave di conseguire il livello di istruzione obbligatoria prevista, quello superiore e l'avviamento professionale propedeutico per l'inserimento nel mondo del lavoro", sono "in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei disabili gravi", ne impediscono "il pieno sviluppo, la loro effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese" e introducono "un regime discriminatorio illogico e irrazionale che non tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo così sul nucleo minimo dei loro diritti".
Salvo Intravaia
da www.repubblica,it
venerdì 26 febbraio 2010
ISCRIZIONI: CONTRIBUTO DEI GENITORI SOTTO ASSEDIO
Adesso ci si mette pure la circolare ministeriale n. 9537 del 14.12.2009 che dà indicazione alle scuole di utilizzare i finanziamenti non vincolati (fra i quali i più includono il contributo volontario dei genitori) per pagare gli stipendi dei docenti, il fondo incentivante per il personale e la ditta di pulizie.
“È un fatto che le scuole, di fronte a una spesa ingente imprevista, mettono mano ai fondi più accessibili, primo fra tutti il contributo volontario dei genitori” dichiara Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione Genitori A.Ge. Toscana. I genitori debbono tutelare per primi i loro figli, mettendo ben chiaro nella causale che il loro versamento è finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa, così quei soldi entreranno vincolati in bilancio e potranno essere utilizzati esclusivamente a favore dei bambini e della didattica.
In questo modo il genitore ottiene anche il vantaggio di poter detrarre quella cifra dalla dichiarazione dei redditi. La legge 40/2007 stabilisce infatti che hanno diritto alla detrazione del 19% per cento "le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari (...) finalizzate all'innovazione tecnologica, all'edilizia scolastica e all'ampliamento dell'offerta formativa". Ma se la scuola utilizza quei fondi per gli stipendi o per le spese di pulizia la detrazione non spetta più.
www.agetoscana.it , agetoscana@age.it - 328 8424375
giovedì 25 febbraio 2010
Scuole statali in bancarotta
mercoledì 24 febbraio 2010
lunedì 22 febbraio 2010
QUALE SVOLTA PER QUALE SCUOLA? Assemblea pubblica delle scuole del XVI Municipio
In questi giorni le famiglie si trovano a scegliere la scuola superiore alla quale iscrivere i propri figli senza avere una chiara consapevolezza delle novità che le attendono. La nuova impostazione della scuola superiore prevede infatti dei drastici tagli orari e un riordinamento complessivo dei vari indirizzi di studio, che seguono ai pesanti ridimensionamenti già operati alle elementari e alle medie. Inoltre in molte scuole i dirigenti scolastici non hanno fondi sufficienti per garantire il normale funzionamento della didattica, causando un crescente decadimento della qualità del servizio.
L’assetto della nuova scuola secondaria è caratterizzato in questo momento da una grande incertezza che riguarda l’applicazione pratica della riforma stessa. Gli unici dati certi sono:
- la netta separazione dei curricula tra licei e scuole tecnico-professionali;
- la progressiva privatizzazione della scuola pubblica;
- l’omologazione culturale a causa della cancellazione delle sperimentazioni.
Intanto sta proseguendo il suo cammino la proposta di legge n.953 (DDL Aprea) che prevede:
- la trasformazione delle scuole in fondazioni;
- la costituzione di un consiglio di amministrazione capace di decidere l’indirizzo delle istituzioni scolastiche;
- la progressiva privatizzazione del servizio pubblico attraverso l’introduzione di forze esterne che ne determinano gli orientamenti.
Per avviare quel confronto democratico finora mancato, invitiamo studenti, genitori, personale della scuola a un’assemblea pubblica che si terrà il giorno 4 marzo 2010 alle ore 16.30 presso l’Aula Magna della Scuola Media “Gianicolo” in via di Villa Pamphili, 7.
Coordinamento genitori e insegnanti Roma Ovest
N.B. Il luogo e la data dell'incontro sono da confermare!!!
Acceleratori di particelle - di Marina Boscaino
La riforma non è ancora passata. La riforma non è ancora passata. La riforma non è ancora passata. Occorre ricordarlo a tutti. A quelle scuole superiori e a quegli insegnanti, che stanno “orientando” i ragazzi delle III medie, configurando una realtà che non è ancora testo di legge. Ai politici della cosiddetta opposizione che – tranne in rarissimi casi – hanno dimenticato completamente di sostenere quella parte degli insegnanti che non ha intenzione di mollare nella battaglia che sta. Ai media, che continuano a parlare – in modo pedestre, disinformato, strumentale - di riforma approvata e di “nuova scuola”, quando non ad usare toni trionfalistici decisamente inopportuni rispetto alla dismissione di cultura ed emancipazione che i nuovi assetti configurerebbero. Per la cronaca, anche se – a quanto pare – nel Paese del Tg di Minzolini e dei suoi fan questa è una questione di noiosi dettagli, i regolamenti devono ancora passare al vaglio della Corte dei Conti, alla firma del Presidente della Repubblica, per poi essere pubblicati in Gazzetta. Questo finché un qualche colpo di mano, un qualche anelito alla “semplificazione”, alla “non burocrazia”, alla “modernità” (alcune delle parole che stanno mandando a gambe all’aria il nostro Paese) deciderà di confinare in cantina quest’iter costituzionale, come si fa per le cose che un tempo ebbero valore, ma che ora non sono più adatte. E che prima poi avremo il coraggio di rottamare.
Residuale comunità di individui non interessanti per la continuazione della specie: ecco come nel nostro Paese si sente chi pensa che le procedure democratiche debbano ancora rispettate. Una sensazione sgradevole, spalle al muro, minoranza e minorità, impotenza di una sconfitta che è nei fatti. I regolamenti delle “nuove” superiori costringeranno le scuole – luoghi di promozione ed esercizio della legalità - a cominciare il prossimo anno con il regime “riformato”, nonostante abbiano ottenuto il parere negativo di tanti organismi preposti. Il Consiglio di Stato, pur rettificando il no iniziale, ha rilevato aspetti sostanziali, ai quali il Governo ha implicitamente risposto: non importa, andiamo avanti lo stesso. Infatti ha approvato “riordino e semplificazione” della scuola superiore targati Tremonti-Gelmini, tandem esplosivo di abilità ragionieristica e analfabetismo costituzionale. Su quali richiami si sta soprassedendo? Il CdS ha chiesto di eliminare dai regolamenti il comitato tecnico-scientifico, che sconfinerebbe nelle prerogative del collegio docenti e del consiglio di istituto. Nella nuova stesura, è previsto che quell’organismo diventi opzionale (come se non si sapesse cosa bolle in pentola con l’introduzione del consiglio di amministrazione nelle scuole, ddl Aprea). Soprattutto, il CdS ha chiesto di disciplinare con disposizione con contenuto normativo tre temi strategici (le Indicazioni Nazionali – i cosiddetti “programmi” -; gli indicatori per valutazione e autovalutazione; l'articolazione delle cattedre, che vuol dire: come portarle tutte a 18 ore di lezione effettiva, per tagliare di più e ridurre le scuole in ginocchio, privandole del personale disponibile per fare le supplenze). Tematiche “calde” per il funzionamento delle scuole. Le Indicazioni, peraltro, coinvolgono anche la dimensione e le scelte culturali della comunità nazionale. Nella prima bozza di regolamento quelle materie venivano affidate a decreti “aventi natura non regolamentare”. Ora, dopo il richiamo, la formula è stata sostituita con “decreti”. “Si mantiene pertanto il carattere non normativo, a differenza di come aveva suggerito il CdS; e si ribadisce la deroga al potere regolamentare che la legge aveva attribuito al Governo nel suo insieme e non al singolo ministro” così chiarisce l'avv. Corrado Mauceri.
E’ bene comprendere che, se il suggerimento fosse stato accolto, si tratterebbe di riattivare un iter (con nuovi passaggi al Consiglio dei Ministri e agli organi consultivi e di controllo) che metterebbe in forse la riuscita dell'operazione entro l'1 settembre 2010. Non è un caso la fretta che Gelmini ha di far partire subito la “riforma”: solo in quel modo si terrà fede alla previsione di taglio che Tremonti ha ipotizzato nella Finanziaria 2009 per l'anno corrente, il solo motivo dell'intera “riforma”. Sbagliamo a chiedere procedure certe? Io credo di no. La “riforma” è stata già sottratta al dibattito parlamentare. Se ammettiamo che l'iter venga considerato un rituale da rispettare nella forma, ma non nella sostanza, compiamo un grave arretramento in termini di tutela di diritti collettivi, di legalità. Peraltro non sono ancora stati pubblicati i regolamenti definitivi, ma solo i quadri orario. E non sul sito del ministero, ma su quello dell’Ansas (Agenzia Nazionale Supporto Autonomia Scolastica, ex Indire): in questo modo il Miur ha pensato di placare le ansie delle scuole che potranno così propagandare declinazioni di discipline, ipotizzare perdite, immaginare indirizzi alternativi, stornando la già scarsa attenzione da ciò che è molto più importante. Ancora di più limitare l’attenzione al proprio piccolo orticello, quando qui si sta configurando, invece, l’indebolimento globale dell’intero sistema di istruzione, svenduto alle urgenze di Tremonti. La “riforma” è stata ridotta ad un mucchio di quadri orario: che tagliano, impoveriscono, limitano, ignorano. Ma che sono l’unica cosa che fino a questo momento ha interessato la maggior parte degli insegnanti e degli istituti. Senza progettualità culturale, senza respiro didattico e pedagogico. In questo senso, sì, coloro che ci governano sono coerenti con il proprio mediocre dilettantismo.Il problema è che quasi nessuno trova nulla da ridire.
Un po' poco, per una “riforma epocale” che dovrebbe partire tra pochissimi mesi. La verità è i testi dei regolamenti non sono pubblicati per il semplice fatto che, in particolare quelli dell'istruzione professionale, non sono ancora pronti. C'è il problema degli accordi con le regioni, in quel segmento della scuola che avrà 20 facce diverse. Così come quello delle qualifiche professionali, di cui manca un repertorio nazionale. Insomma, un testo approvato che non si può leggere, perché ancora rimanipolato nella sostanza dirimente di un segmento fondamentale – il più critico – dell’intero sistema di istruzione superiore. Intanto, in attesa del parere vincolante della Corte dei Conti e della firma di Napolitano, nulla è/span> veramente legge, se non nelblob mediale. Ricordiamolo bene, ricordiamolo a tutti. A quelli, soprattutto, che pensano che in questo Paese le leggi si facciano attraverso demagogici annunci televisivi.
Nel silenzio generale, a Bologna la scorsa settimana sono state occupate 10 scuole. La stampa nazionale non ne ha parlato. I “resistenti”, d’altro canto, non demordono: il 13 marzo convegno di Per la Scuola della Repubblica, insieme al Coordinamento delle Scuole Secondarie e il Coordinamento Insegnanti Precari a Roma, proprio per sottolineare queste italianissime anomalie.
da www.pavonerisorse.it/quaderno/accce.htm
venerdì 12 febbraio 2010
Il riordino delle scuole superiori
Chi, da cittadino comune in questi giorni segue i notiziari, può incorrere nell’errore di credere che il riordino delle scuole superiori sia stato varato entro i tempi utili per le iscrizioni al prossimo anno scolastico, previste dal 26 febbraio al 26 marzo 2010. Chi invece vive e lavora dentro la scuola, sa che mancano ancora molte tessere nel complicato mosaico del riordino dei licei, dei tecnici e dei professionali.
Per prima cosa i regolamenti non ci sono: manca ancora il visto della Corte dei Conti, l’emanazione del Presidente della Repubblica e la conseguente pubblicazione. E non è un cavillo giuridico poiché le scuole saranno costrette a “muoversi” senza i necessari punti di riferimento nella complicata fase dell’orientamento. È strana a tal proposito la pubblicazione nel sito del Ministero degli allegati al regolamento, pubblicazione che rimarca ancor di più l’assenza del testo normativo.
La scelta di potenziare le attività di laboratorio, come il TG1 ha annunciato, sarebbe stata vincente. Ma in un istituto tecnico industriale gli attuali studenti dell’indirizzo elettronica e telecomunicazioni fanno 561 ore di attività laboratoriali al biennio contro le 264 ore previste dal riordino; al triennio si passerà invece dalle 990 attuali alle 891 previste dagli allegati su richiamati.
Altro spunto di riflessione a proposito di liceo scientifico tecnologico, sul quadro orario previsto per il nuovo liceo delle scienze applicate chiamato a sostituirlo: perché l’hanno chiamato liceo delle scienze applicate se hanno tolto con i laboratori proprio la possibilità di applicazione?”.
E’ vero che, soprattutto per i tecnici e i professionali, si attendeva con ansia una riforma che ci avvicinasse all’Europa, assicurando alle future generazioni di studenti italiani un’offerta formativa di qualità. Non si contesta a priori, ad esempio, la riduzione del tempo scuola, ma qualcuno vuole provare a spiegare alle famiglie e agli studenti che il prossimo anno frequenteranno il secondo, terzo e quarto anno degli istituti industriali e professionali, qual è la logica della riduzione delle ore in queste classi, stante il fatto che si continuerà col vecchio curricolo? E’ in errore allora chi dice che l’unica politica scolastica sin qui perseguita sia quella dei tagli alla spesa?
Ritornando poi alle discipline da ridurre, sarà il Ministero a decidere quali discipline tagliare? O invece da viale Trastevere si limiteranno a porre dei paletti, lasciando alle scuole autonome la decisione? E in questo caso sarebbe pessimistico prevedere l’eventuale formarsi di corporazioni e conseguenti possibili contrasti nei Collegi dei docenti? Ma la scuola non è, prima di tutto, una comunità? In tale stato di cose, sarebbe urgente un’azione formativa efficace e generalizzata sui docenti, al fine di presentare i punti nodali del riordino e per consentire loro di governare i cambiamenti. E’ chiaro che non ci si riferisce a uno sporadico corso di aggiornamento sulla riforma, ma ad azioni formative che accompagnino con continuità gli insegnanti, ad esempio, nella programmazione per competenze e nell’uso della didattica laboratoriale.
In ultimo, una dichiarazione degli ultimi giorni del Ministro secondo la quale in tale riordino non è sottesa alcuna ideologia: dietro tale riordino, più che un’ideologia, manca proprio un’idea, un’idea di scuola come motore di mobilità sociale per i nostri giovani, un’idea di Paese che fa dell’uguaglianza sostanziale un baluardo a difesa del benessere della collettività e a tutela del progresso sociale.
Vincenza Piscitello, coordnazdocdir@libero.it
Vincenza Piscitello
Integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana
sabato 6 febbraio 2010
Riordino dei licei e degli istituti tecnici
Pressappochismo e malafede: il convegno sulla riforma delle superiori







mercoledì 3 febbraio 2010
Ora alternativa alla religione
La Gelmini ci riprova?
Con il ministro Gelmini i trabocchetti non hanno mai fine. Ogni circolare contiene un agguato: alla legalità, all’uguaglianza dei diritti di alunni e alunne, alla laicità della scuola. La recente circolare n.4/ 15 gennaio 2010 relativa alle iscrizioni del prossimo anno scolastico 2010-2011 alle Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado non fa eccezione.
Al punto 4 “Insegnamento della Religione Cattolica e Attività Alternative” le opzioni per coloro che non si avvalgono dell’irc sono state ridotte dalle quattro fin qui previste a tre, con l’accorpamento arbitrario della voce “studio individuale-nessuna attività” nell’unica voce “attività individuali o di gruppo con assistenza di personale docente”. La nuova indicazione elimina così il pieno rispetto dello “stato di non obbligo” riconosciuto dalla Corte Costituzionale a coloro che non scelgono l’irc., stato che prevede l’assoluta libertà di scelta riguardo la gestione dell’ora alternativa all’irc. Ma assai più grave, al punto di non poter essere tollerata è la proposta rivolta a genitori e studenti non avvalentisi nell’all.E (il modulo relativo alle opzioni alternative).
La vicenda ha dell’incredibile.
Le opzioni da tre sono state ridotte a due, con la soppressione della voce “attività didattiche e formative”,( menzionata peraltro regolarmente al punto 4 della circolare!). Di fatto,dunque, per il prossimo anno scolastico, genitori e studenti potranno scegliere soltanto tra “A .Attività didattiche individuali o di gruppo con assistenza di personale docente”; “B: Non frequenza della scuola nelle ore di irc” La scomparsa delle “ attività didattiche e formative” in un calderone informe senza un apposito docente nega drasticamente la risposta ai tanti genitori e studenti che a quel diritto si sono fin qui appellati. Le associazioni “ Per la Scuola della Repubblica” e “Coordinamento Genitori Democratici” (CGD) invitano tutti e tutte coloro che hanno a cuore la laicità della scuola a far sentire la propria voce affinché il MIUR provveda con la massima urgenza al reinserimento nell’all.E della voce “attività didattiche e formative” che rappresenta un diritto sancito in sede legislativa.
“Scuola della Repubblica” e CGD fanno peraltro presente che per l’espletamento di tali attività , nel bilancio dello Stato continuano ad essere previste le somme a carico degli Uffici Scolastici Regionali, come risulta dalla Tabella 7 – Stato di previsione del MIUR per l’anno finanziario 2010- allegata al ddl sulla finanziaria.
Ciascun USR presenta anche per il 2010 l’indicazione di appositi capitoli di spesa con la dicitura “Spese per l’insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica, con l’esclusione dell’ IRAP e degli oneri sociali a carico dell’amministrazione”.
Il provvedimento contro il quale rinnoviamo la nostra protesta rappresenta dunque un autentico autogoal!
Comitato “Per la scuola della Repubblica” associazione onlus –
COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI ONLUS