sabato 5 marzo 2011

Gravi e disarmanti le parole di Berlusconi sulla Scuola di stato

L’Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica” giudica gravi e disarmanti le parole con cui il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha voluto infangare pubblicamente la Scuola dello Stato e il lavoro degli insegnanti che in essa operano con impegno quotidiano navigando a vista tra tagli e precarietà.

Gravi, poiché Silvio Berlusconi ha dimostrato pubblicamente di ignorare la funzione della Scuola dello Stato che è lo strumento principe attraverso cui la Repubblica assolve al compito affidatole dal’art.. 3 della Costituzione: rimuovere gli ostacoli all’esercizio della cittadinanza

Essa, infatti, ha tra i suoi fini prioritari la rimozione delle disuguaglianza economiche e sociali, e la promozione del rispetto di quel pluralismo delle culture che trova il suo dispiegarsi nella libertà d’insegnamento dei docenti e nel confronto rispettoso dei patrimoni culturali di cui ciascuno è portatore

Questa sua funzione formativa, stabilita nell’art.33 della Costituzione, dovrebbe essere recepita , stimata e difesa in primo luogo da chi ha giurato fedeltà alla Costituzione e ha il compito di guidare il Governo: è quindi grave una simile lacuna nella concezione politica di chi ricopre questa

carica istituzionale di un paese democratico.

Disarmanti sono le parole usate, poiché rivelano un uso strumentale di concetti che ben si sanno ancora radicati in una vasta fascia sociale : il richiamo alla “famiglia” che non vedrebbe i figli educati nella scuola pubblica secondo i propri principi, (dando per scontato che “tutte le famiglie” professino gli stessi principi) messi in crisi dagli insegnanti “comunisti” facendo appello ai valori “tradizionali, “rassicuranti”.

E’ evidente che tutto viene sacrificato alla ricerca del consenso, compreso il valore della Scuola dello Stato, che mira alla formazione dello spirito critico, all’acquisizione della libertà di coscienza, delle giovani generazioni educandole proprio alla condivisione della cittadinanza, fuori dal chiuso delle cerchie familiari.

Disarmante che gli faccia eco la ministra Gelmini, impegnata quotidianamente a “decomunistizzare” la Scuola dello Stato e a realizzare il disegno di depotenziare la scuola di stato e promuovere la confessionalizzazione del sistema formativa favorendo la Scuola cattolica.

Giudici, insegnanti, studenti , tutti “comunisti” per il solo fatto di battersi per l’attuazione dei principi costituzionali, così nella giustizia come nella scuola!

Auspichiamo che il mondo della scuola, in perenne mobilitazione in questi ultimi anni nel tentativo di difendere le conquiste pedagogiche e democratiche raggiunte nell’arco di decenni, in presenza degli arroganti, diretti attacchi al principio della Scuola dello Stato, come mai si era fin qui verificato, sappia levare alta la propria voce e manifestare quello spirito unitario indispensabile per

invertire il corso di una deriva che pare inarrestabile.