giovedì 25 novembre 2010

GIOVANI: UNA STRAORDINARIA MOBILITAZIONE

Non ha precedenti recenti la forza della contestazione giovanile che in questi giorni sta occupando scuole, università, strade e piazze del nostro Paese: ieri (il 17 novembre) in cento città italiane, oggi in tutte le università per opporsi all’approvazione di una legge che ucciderebbe l’università statale e il diritto di istruzione. Ieri e oggi per impedire che il governo riduca in macerie la scuola, l’università, la ricerca e la cultura; ieri e oggi perché i giovani sono vittime di un’aggressione violenta e senza precedenti al loro futuro.

La protesta è quasi un’esplosione improvvisa, forte, consapevole ma anche piena di una rabbia, prodotta dalla situazione tragica che vivono milioni di giovani nel nostro Paese.

Oggi il 30% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è senza lavoro (nel Meridione si arriva a punte del 50%), rispetto al 2009 sono trecentomila in più (il 4,5%) il che significa che il calo complessivo dell’occupazione dell’ultimo anno riguarda per l’80% i giovani, vengono cioè licenziati anzitutto coloro che svolgono lavori precari.

Oggi il 22% dei giovani ( due milioni di giovani!) fra i 15 e i 29 anni non lavora e non frequenta alcun corso di studi (il dato è in continuo, preoccupante aumento), di questi circa 1/5 è in età scolare.

Oggi il 25% dei giovani fra i 18 e i 24 anni non possiede il diploma della secondaria superiore e sono 16 su cento gli espulsi dalla secondaria superiore nei primi due anni di iscrizione; oggi, mentre sono in calo le immatricolazioni all’università, solo il 18% dei giovani venticinquenni consegue una laurea di 4-6 anni provenendo in larghissima maggioranza (circa il 75%) dalle classi sociali più ricche e acculturate con l’esclusione massiccia di figli di lavoratori dipendenti e operai.

Lavoro, istruzione, diritti.

Se è vero che il 43% dei giovani svolge un lavoro meno qualificato rispetto al titolo di studio conseguito è altrettanto vero che il possesso di un titolo di studio è elemento decisivo per l’accesso al lavoro, per i diritti di cittadinanza. Lo riconoscono tutti: dalla CGIL, alla Banca d’Italia, a Confindustria, all’Istat…Il calo dell’occupazione giovanile nell’ultimo anno ha colpito per l’11,4% chi possedeva la licenza media, per il 6,9% chi possedeva il diploma della secondaria superiore, per il 5,2% la laurea; il tasso di occupazione dei laureati è quasi doppio di quello dei titolari di licenza elementare e rispettivamente del 24% e del 12% in più rispetto a chi possiede la licenza media e il diploma della secondaria superiore. Chi studia di più si ammala meno, delinque di meno, ha maggiore consapevolezza dei propri diritti.

Le scelte della destra cancellano il futuro

La destra al governo, pure ben consapevole di tutto questo, opera scelte contro il futuro di tutti.

Non attua alcun provvedimento, non investe un euro per il lavoro, per l’occupazione giovanile, contro il precariato, anzi “licenzia” decine di migliaia di precari nella scuola, nell’università, nella ricerca, nel pubblico impiego.

Taglia del 25% in quattro anni il bilancio statale di scuola, università e ricerca; controriforma la scuola italiana, abbassa l’obbligo di istruzione e ( in accordo con Confindustria!)consente di assolvervi mentre si lavora come apprendisti; colpisce mortalmente l’università statale tagliando contestualmente i fondi per il suo funzionamento ordinario e per il diritto allo studio e cancellando il diritto al lavoro di decine di migliaia di ricercatori precari. E’ così che si vuole trasformare il diritto di istruzione per tutti sancito dalla Costituzione in privilegio riservato a ristrette minoranze più ricche e già privilegiate.

Sta in questi numeri e in queste sciagurate scelte politiche l’aggressione violenta e senza precedenti al futuro delle giovani generazioni.

Vincere si può

Per questo la lotta è tanto forte e determinata. Oggi più di ieri questa lotta può conseguire dei risultati importanti, a partire dalla non approvazione della legge sull’università.

Potrà conseguirli anche perchè domani i giovani si incontreranno in piazza con i lavoratori, nella grande manifestazione nazionale della CGIL e, fra due settimane (l’11 novembre), la più grande forza dell’opposizione parlamentare sarà protagonista (si deve con la partecipazione di tutte le altre forze di sinistra e progressiste) di una grande mobilitazione nazionale contro il più pericoloso governo di destra della storia repubblicana.

Potrà conseguire dei risultati perché mai come ora la crisi di questa destra è stata tanto palese sia nella società che nelle aule parlamentari.

Una nuova strada è possibile.

Ma questa straordinaria mobilitazione giovanile indica una strada per il futuro. Perché “coloro che verranno” operino una inversione di rotta nelle scelte politiche nazionali eleggendo il diritto al sapere e al lavoro come le due grandi priorità politiche che fondano il futuro di uguaglianza, di democrazia, di sviluppo del paese e i diritti dei cittadini e delle persone. Così dice la Costituzione italiana.

Il 10% della popolazione ha il 45% della ricchezza nazionale: si deve ridistribuirla.

Non esiste alternativa alcuna a questa scelta strategica. E per realizzarla una sola è la strada percorribile: avviare finalmente un processo di redistribuzione della ricchezza nazionale. Ovvero fare sì che il 10% della popolazione che detiene il 45% della ricchezza nazionale ne ceda una parte consistente all’intera società. Perchè venga destinata alla creazione di lavoro a tempo indeterminato, alla stabilizzazione del lavoro precario, all’aumento dei salari, al rispetto e alla realizzazione dei diritti ; perché venga investita in sapere, in istruzione, nell’università e nella ricerca, per realizzare riforme (queste sì, riforme) del nostro sistema formativo che consentano a tutti i giovani del nostro paese di avere un’istruzione qualificata, obbligatoria e gratuita almeno fino a 18 anni e ai capaci e meritevoli, non ai più ricchi, di accedere ai gradi più alti degli studi.

Il primo provvedimento immediatamente realizzabile, ai fini della redistribuzione, è quello della tassazione al 10% dei capitali esportati illegalmente all’estero e condonati grazie al famigerato scudo fiscale. Entrate per lo Stato, dieci miliardi. Destinazione prevalente: scuola, università, ricerca scientifica, stabilizzazione del lavoro precario.

Seguono altri provvedimenti da tempo noti e relativamente “semplici” visto che sono stati realizzati in tutti i paesi avanzati: una tassazione adeguata delle grandi ricchezze e delle rendite finanziarie alla pari degli altri paesi europei; una lotta senza quartiere all’evasione fiscale che per quantità e qualità in Italia è unica al mondo! Se ben si vede si tratta di imporre un’equa tassazione a chi ha accumulato enormi ricchezze commettendo gravi reati a danno della società (esportazione illegale di capitali all’estero, evasione fiscale) che in altri paesi sono puniti anche col carcere.

E, infine, una riduzione della spesa militare, un taglio agli inutili e costosissimi “Euroflyght” e alla presenza in Afghanistan.

Un impegno preciso su questi temi anche da parte delle forze politiche di opposizione parlamentare costituirebbe un segnale di nuova speranza, di fiducia, di incoraggiamento alla battaglia che si sta conducendo per il futuro delle giovani generazioni e di tutto il Paese.

Piergiorgio Bergonzi - resp. nazionale scuola PdCI- Federazione della sinistra

25 novembre ‘10