venerdì 11 febbraio 2011

Effetto Marchionne anche nella scuola?

Fino a poco tempo fa, parlando di Riforma Gelmini, ci si riferiva solo a quella dell’istruzione non universitaria. Poi si è aggiunta quella universitaria che prevale nelle attenzioni dell’opinione pubblica. Nel frattempo, siamo al 2º anno d’applicazione della legge di contenimento della spesa per il pubblico impiego che prevede risparmi per 7.832 milioni di euro dal 2009 al 2012. Cioè quello che, per memoria comunicativa, sono definiti gli 8 miliardi e le circa 132.000 unità in meno nella scuola.

La legge prevedeva un piano di interventi volti alla razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali attraverso l’accorpamento delle classi di concorso per i docenti, la ridefinizione dei curricoli e dei relativi quadri orari. Poi la revisione dei criteri per la formazione delle classi, la rimodulazione dell'organizzazione didattica della scuola primaria, la revisione dei criteri per la determinazione degli organici del personale, la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei Centri di istruzione per gli adulti e la definizione di criteri per il ridimensionamento della rete scolastica.
Al fine di rendere certi i risparmi è stata altresì prevista una procedura di riduzione delle dotazioni di bilancio al ministero dell’Istruzione fino alla concorrenza degli importi previsti. Inoltre, è stato stabilito che il 30 per cento dei risparmi venissero restituiti al personale della scuola per il riconoscimento di "premi", anche se ora saranno utilizzati per sopperire al recente blocco degli scatti stipendiali per il pubblico impiego.
La Riforma Gelmini nella scuola dell’obbligo ha portato alla riduzione del personale docente e dell’offerta formativa che poteva scaturire dalla presenza di più docenti che si dedicassero ad una classe od a parte di essa. Il mantenimento d’orari anche pomeridiani è stato problematico in molte situazioni, con la necessità dell’intervento degli enti locali e dei genitori per sopperire alla mancanza di personale docente per il tempo educativo della mensa.
Oppure, le scuole hanno dovuto utilizzare i docenti ad incastro, destinandoli a sopperire alle esigenze di mensa delle altre classi, con tutte le difficoltà e le conflittualità che tali situazioni generano.
Nella scuola superiore le famiglie hanno dovuto lo scorso anno scegliere tra i nuovi 6 licei, 11 istituti tecnici e 6 professionali, con contrazione generalizzata dei quadri orari. Se però il dibattito sulla riforma universitaria, essendo più recente, ha preso fisiologicamente il posto di quello sulla scuola dell’obbligo e superiore, ciò non vuol dire che le difficoltà siano superate.
La carenza di risorse finanziarie, che è dato comune di tutti i settori pubblici, continua a riguardare anche le scuole per pagare i supplenti, acquistare i materiali o riparare le strumentazioni necessarie al loro normale funzionamento. Su questo aspetto si sta silenziosamente oltrepassando, con più o meno consapevolezza degli operatori e dei genitori, anche il dettato costituzionale della gratuità della scuola pubblica, richiedendo alle famiglie contribuiti in denaro o in materiali per lo svolgimento delle attività didattiche ma anche, oramai, di quelle amministrative.
Per realizzare, in vista del prossimo anno scolastico, la riduzione di ulteriori 19.676 cattedre e 14.167 posti di personale non docente, il ministero ha annunciato la volontà di innalzare di 0,10 unità il rapporto alunni/classi, di estendere nella scuola primaria sia le 27 ore settimanali di offerta formativa nelle classi prime, seconde e terze, anche attraverso l´adozione del "maestro prevalente", che procedere all'ulteriore eliminazione di 4.700 docenti specialisti di lingua inglese, nonché di tagliare 3.000 posti nei corsi serali della scuola superiore. Il fondo per il diritto allo studio nelle scuole dell’obbligo per le famiglie con difficoltà economiche è stato ridotto notevolmente, come i trasferimenti alle Regioni per il sostegno all'istruzione.
Lo scorso anno la novità della Riforma è stata percepita dalle famiglie se non altro perché il termine per le iscrizioni era stato posticipato al 27 febbraio, mentre quest’anno è anticipato a sabato 12.
Sembrerebbe un apparente ritorno alla normalità, come se le riduzioni d’orari e d’organici docenti e non docenti fossero state in qualche modo metabolizzate e le proteste assopite. In realtà, altri temi si stanno definendo per via legislativa, dalla valutazione del personale e delle scuole, alla formazione iniziale dei docenti, al riconoscimento economico del merito, alle nuove regole e comparti di contrattazione sindacale. Saranno il prologo di un effetto-Marchionne anche nella scuola?


Nicola Rossetto
da http://www.ecodelchisone.it